Palermo, le parole e le lotte della preside dello Zen 2 arrestata

Palermo, le parole e le lotte della preside dello Zen 2 arrestata

Chi è Daniela Lo Verde. Ritratto di una preside impegnata. Poi, lo choc.

Uno choc. Non si può definire altrimenti. L’arresto di Daniela Lo Verde, preside allo Zen 2, insignita della nomina di cavaliere dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per il suo impegno, è una notizia che ha sorpreso tutti. E l’impatto non cambia, anche se è sempre bene ricordare che nessuna sentenza è stata emessa. No, non cambia quel sentimento che è tipico del rimanere spiazzati. Siamo allo Zen, che sforna disagi e problemi con tempi da record. Ed è normale, dunque, che ci si concentri su figure carismatiche in senso contrario, quando, nel deserto, si intravvede il barlume. Come il profilo della preside che lanciò una raccolta fondi nei giorni più cruenti della pandemia.

Le parole della preside

In almeno due occasioni importanti, la professoressa Lo Verde chiacchierò, con LiveSicilia.it, di sé e del contesto. Raccontava le sue lotte in un ambiente non semplice e disse: ““Noi, la scuola, siamo una piccola luce, ma appena fuori lo Zen è immerso nel buio. Io vivo nel quartiere. Ogni giorno, cerchiamo di portare a compimento un miracolo e non è facile. Noi non partiamo da zero, noi partiamo da meno infinito. La mia porta è sempre aperta, tutti possono entrare, tutti possono parlare con me. Non basta insegnare l’italiano, la matematica, che sono comunque fondamentali. Dobbiamo porci nella posizione dell’ascolto e fare in modo che ci siano sbocchi. L’altra mattina un genitore era arrabbiato con una professoressa e l’aspettava nell’atrio a gambe larghe e braccia conserte. Sono andata da lui: ‘Si è messo così perché ci vuole abbracciare?’. E lui si è sciolto in un sorriso”.

Devastazioni e lacrime

Una seconda volta, registrammo il suo scoramento dopo un atto di vandalismo, nella scuola che porta il nome di Giovanni Falcone (nella foto d’archivio): “Non capisco, non capisco, ma che senso ha? Cioè, la violenza non ha mai senso. Ma questo è un atto di guerriglia, contro i bambini dello Zen. Chi può essere tanto cieco. Ecco, vede… Banchi ribaltati, cattedre spaccate. Non c’è un vetro intatto. Non c’è un armadietto a posto. Ci sono i disegni strappati, calpestati, per terra. Mi sento un fantasma, in una dimensione surreale. Mi scusi, mi scusi… Sono arrabbiata”. Un percorso che non fu immune da polemiche, come quella sfociata durante l’ultima campagna elettorale per il sindaco di Palermo, dopo l’invito della professoressa a presenziare a una riunione “sui bisogni del quartiere” con l’allora candidato Roberto Lagalla. Un’iniziativa che non piacque a Mariangela Di Gangi, anima del Laboratorio Zen Insieme, candidata con una lista per il centrosinistra.

Lo choc nel quartiere difficile

Uno choc, dunque, e non può essere altrimenti, in quella periferia dimenticata che si affeziona all’ipotesi di ogni salvatore. Appena qualche giorno fa, l’ennesimo blitz antidroga e l’allarme del parroco, padre Giovanni Giannalia: “Qui, più che altrove, manca il lavoro, mancano le possibilità. E quelli che hanno la fortuna di lavorare vengono pesantemente sfruttati, nell’assenza completa di diritti. La rassegnazione riguardo al bene comune è evidente. Ci si muove in ordine sparso. Si cerca piuttosto di migliorare la propria situazione personale. Non vedo, in generale, una grandissima speranza nel costruire una comunità migliore e neanche un grande impegno”.


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