Chiusure domenicali obbligatorie | Dai negozi è pioggia di 'no' - Live Sicilia

Chiusure domenicali obbligatorie | Dai negozi è pioggia di ‘no’

Il ddl non piace agli addetti ai lavori. Le associazioni di categoria: no alla deregulation

PALERMO – Accoglienza fredda da Palermo alla proposta di chiusura domenicale delle attività commerciali. Il ddl a firma della leghista Barbara Saltamartini, che prevede lo stop alle liberalizzazioni attuate nel 2011 dal governo Monti e che istituisce l‘obbligo di chiusura domenicale per gran parte delle attività commerciali, preoccupa i lavoratori del settore che temono ripercussioni sotto il profilo occupazionale.

Il ddl, sponsorizzato fortemente dal vice premier Luigi Di Maio che l’ha definito “un’iniziativa a sostegno del piccolo commercio e del valore della famiglia”, in questi giorni approderà in commissione Attività produttive della Camera dove dovrebbe ottenere il sì della maggioranza ma intanto a Palermo si registra freddezza attorno alla proposta: da via Maqueda a via Libertà, la maggioranza dei commercianti non la pensa come Di Maio e c’è la convinzione che lo stop alle aperture domenicali rischi di causare un danno all’economia e, di conseguenza, ai lavoratori.

“Per noi non c’è differenza, la domenica lavoriamo come gli altri giorni – racconta Alessia, responsabile del punto vendita di un noto marchio di intimo -. Capiamo l’intento per cui è nato questo provvedimento, ma siamo convinti che possa determinare un ridimensionamento delle vendite e del personale“. Lo conferma senza mezze misure anche Filippo, che dirige un negozio di pelletteria: “C’è poco da discutere. Se salta la domenica, devo tagliare fuori un lavoratore part time e questo significa incrementare la precarietà. Abbiamo bisogno di questo oggi in Italia?”.

Parla quasi con incredulità Romina, che è a capo di un grande negozio di abbigliamento: “Faccio questo lavoro con passione da 25 anni. Per noi, le domeniche sono sempre state lavorative. Siamo andati dietro alle esigenze di mercato e adesso ci vogliono far tornare indietro? Credo sia praticamente impossibile”. Fra gli altri commercianti di borse e pelletteria, la giovane store manager Irene va ancora più a fondo della questione, prefigurando di un “danno” per la città: “E’ una cosa bellissima avere più tempo per la propria famiglia e lo ritengo legittimo. Ma qui la gente, la domenica, viene per passeggiare, per stare insieme e godersi le vie di Palermo. Immaginate un attimo come sarebbe triste fare un giro in via Libertà e trovare tutti i negozi chiusi“. Ma non solo abbigliamento e accessori. Salvo, ad esempio, dirige un grande negozio di caffé e anche per lui il veto alle aperture “sarebbe un problema non indifferente per le grandi aziende internazionali che investono nel nostro paese”.

A dirsi contrarie sono anche molte commesse. “Io sono una mamma – dice Noemi – e sebbene mi piaccia passare più tempo con la mia famiglia, mi dispiacerebbe portare meno soldi a casa. L’iniziativa, seppur nobile, ci danneggerà”. Anche per Andrea “cambiare i cardini di una città così abituata sarà difficile e ne risentieremo tutti”.

Un coro quasi unanime, insomma, che vede però spuntare qualche voce isolata. Il ddl Saltamartini, infatti, piace tanto a Chiara e alle sue dipendenti, che non temono ripercussioni sulla propria azienda: “Lavoriamo anche noi in una multinazionale e siamo sicuri che riusciremo ad organizzarci con i turni. Nessun lavoratore sarà sacrificato”. La pensa come lei anche una sua omonima, che però gestisce un negozio di telefonia: “I figli non dobbiamo solo metterli al mondo, ma abbiamo il dovere di crescerli. Un giorno di lavoro in meno non farà crollare l’economia, ma ci permetterà di stare più vicini alle nostre famiglie. Perchè, in fondo, un lavoratore riposato, sarà anche un lavoratore più produttivo“.

Sulla proposta si esprime favorevolmente anche Confcommercio Palermo, con la sua presidente Patrizia Di Dio: “Non siamo mai stati d’accordo con la deregulation che introdusse il governo Monti. In quel caso, si creò una disparità fra i centri commerciali e le piccole attività, costringendo molte di quest’ultime alla chiusura. Il governo Conte- continua l’imprenditrice palermitana – dovrebbe fissare nuovi paletti, obbligando, ad esempio, la chiusura durante le principali festività religiose. Siamo convinti che un dialogo fra associazioni come la nostra e la politica possano trovare delle soluzioni che uniscano le esigenze di servizio e il rispetto della dignità dei lavoratori”.

Da Confesercenti Palermo arriva l’invito a porre rimedio alle “liberalizzazioni selvagge delle aperture” degli esercizi commerciali: “Come associazione siamo sempre stati contrari a questo fenomeno – afferma il presidente Mario Attinasi -, quindi non possiamo che essere favorevoli a norme più stringenti sulle domeniche che siano più rispettose delle piccole e medie attività. Il far west di questi anni non ha portato a niente, se non alla mortificazione di imprenditori e dipendenti – continua -. A trarne vantaggio è stata solo la grande distribuzione, nessun vantaggio per i consumatori. Siamo invece favorevoli a norme condivise che tengano in giusta considerazione le esigenze delle città turistiche e che consentano, caso per caso, di verificare la reale utilità delle aperture domenicali”.


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