PALERMO – “Il fatto non sussiste”, dice il presidente della terza sezione penale del Tribunale di Palermo, Fabrizio La Cascia, mentre legge il dispositivo con cui manda assolti i tre imputati per corruzione.
Gli imputati
Sono l’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta (era stata chiesta una condanna a sette anni di carcere), l’armatore Ettore Morace e il collaboratore di Crocetta Massimo Finocchiaro (richiesta di sei anni e sei mesi ciascuno). Assolta anche la Liberty Lines per cui la Procura invocava una multa di 400 mila euro.
Passa la linea difensiva degli avvocati Vincenzo Lo Re, Marcello Montalbano, Giovanni Di Benedetto, Marco Siragusa, Nunzio Rosso, Claudio Livecchi. La compagnia era difesa dagli avvocati Giovanni Rizzuti e Renato Canonico.
Il bando contestato
Secondo l’accusa, che non ha retto al vaglio dei giudici, in cambio di tangenti, sarebbe stato consentito alla compagnia Ustica Lines, poi diventata Liberty Lines, di mantenere il monopolio nei collegamenti marittimi con le isole minori.
Nel capo di imputazione si parlava di “pressioni per implementare le corse sulle Eolie e sulle Egadi”.
Tra gli episodi contestati a Crocetta la proroga del servizio concessa nel 2017. A convincerlo, sosteneva l’accusa, un contributo elettorale da 5.000 euro con cui Morace finanziò il movimento “Riparte Sicilia”.
La difesa di Crocetta
“Sono stati spesi dei soldi pubblici per cercare il mio amante”, disse Rosario Crocetta durante l’esame. Secondo il governatore, ad alimentare l’inchiesta furono anche le dicerie da caserma che circolavano all’assessorato regionale ai Trasporti.
In particolare, a detta di Crocetta, ma c’erano anche delle intercettazioni a confermarlo, si parlava della presenza di un suo amante a Filicudi che lo avrebbe portato a perseguire un interesse personale a discapito di quello pubblico.
“È una sentenza che ripaga le sofferenze di una persona onesta”, è il commento dell’avvocato di Crocetta, Vincenzo Lo Re.
Crocetta: giustizia è fatta
“Giustizia è fatta e io voglio ringraziare i giudici di Palermo per una sentenza che mi risarcisce, in parte del martirio subito. Ero accusato di corruzione per un bonifico al mio movimento di 5 mila euro, quando in quattro anni avevo tagliato oltre 80 milioni di euro all’appalto per i collegamenti sulle isole. Sarebbero bastati questi due soli elementi per prosciogliere in fase di istruttoria: non si prende una tangente con un bonifico e non si tagliano 80 milioni ad un imprenditore chi si vuole favorire. È andata così… e ‘noi, ad Atene, rispettiamo la legge e i magistrati'”.
Così l’ex presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, commenta la sentenza del Tribunale di Palermo, che lo ha assolto dall’accusa di corruzione. Il pm aveva chiesto la condanna a sette anni. “In questi anni non ho gridato al complotto politico, mi sono difeso, nel processo, rappresentato dall’eccezionale avvocato Vincenzo Lo Re – dice Crocetta -. Non ho accettato il consiglio di chi mi suggeriva una soluzione di patteggiamento per ridurre l’eventuale pena da sette anni ad un anno e mezzo: preferisco l’ergastolo piuttosto che ammettere un reato non commesso”.
L’ex governatore aggiunge: “Mi sono messo da parte in silenzio, fiducioso che ‘anche a Berlino esista un giudice’ e che la giustizia alla fine arriva alla verità”. “Sono felice, ma non brindo: ho troppo sofferto ed ancora mi lecco le ferite. Questa sentenza io la considero, prima di tutto una vittoria di quanti hanno creduto in me e nel mio progetto di cambiare la Sicilia – prosegue Crocetta -. Grazie ai magistrati, grazie all’avvocato Lo Re, grazie a quanti in queste ore mi hanno dato la solidarietà, grazie a coloro che in questi anni non hanno creduto a questa infamante accusa. Per correzione dell’informazione riportata dai media: il bando non c’entra nulla, ma l’errata interpretazione di un incontro casuale con un sindaco che chiedeva l’incremento del servizio di traghettamento, alla presenza dell’imprenditore, che non ha determinato un centesimo in più a favore del servizio. In pratica sette anni di martirio per un fatto inesistente”.