Un'assoluzione che mette un paletto sulle indagini future - Live Sicilia

Palermo, fatture false: imprenditore assolto, indagini lacunose

Ecco perché un imputato palermitano è stato assolto

PALERMO – Il fatto non sussiste. Sarebbero state necessarie indagini più approfondite per condannare un imprenditore e contrastare le tesi difensive. Ed è arrivata l’assoluzione con una sentenza che può fare giurispridenza.

All’imprenditore palermitano, grossista di saponi e detersivi, veniva contestato di avere emesso una sfilza di fatture per operazioni inesistenti. Sarebbe stato uno degli anelli della catena organizzata da una società per azioni che vende prodotti elettronici. Quest’ultima sarebbe stata una cartiera: “cedeva” al migliore offerente le fatture che consentivano alle imprese di pagare meno tasse facendo credere di avere sostenuto più spese del reale.

Grazie alla false fatture, così sosteneva l’accusa, anche l’imprenditore palermitano avrebbe accumulato un credito di imposta fasullo. Che l’imputato avesse contribuito alla frode carosello sarebbe emerso dal fatto che le consegne di prodotti effettuate dalla società di prodotti elettronici non erano state ritirate per conto della Spa, che non era abitualmente dedito ad operazioni di esportazione di saponi e detersivi.

Ed ecco il punto contestato dall’avvocato Salvino Pantuso. Il legale innanzitutto ha consegnato al giudice un corposa documentazione frutto di indagini difensive da cui emerge che l’imprenditore si era comportato “con la necessaria diligenza e che non era emerso alcun elemento dal quale dedurre, o quantomeno ipotizzare, che la società non fosse il reale beneficiario dei prodotti forniti, né che non fosse un soggetto qualificabile come abituale esportatore di essi”.

L’avvocato Salvino Pantuso

L’imprenditore “è tenuto esclusivamente all’adempimento degli obblighi comunicativi nei confronti dell’Agenzia dell’Entrate, rimanendo a carico di chi emette la dichiarazione ogni responsabilità derivante dalla sua falsità”.

Le indagini, scrive il giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta, “avrebbero dovuto svolgere mirati accertamenti sull’animus dell’imputato, ricercando elementi dimostrativi del dolo, senza trasferire in maniera acritica su di lui i sommari accertamenti svolti sulla Spa”.


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