Palermo, il malumore di Cascio e la 'tentazione' del ritiro

Palermo, il malumore di Cascio e la ‘tentazione’ del ritiro

Domani sarà un giorno decisivo per il centrodestra. In un modo o nell'altro.
PALERMO 2022
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Non sappiamo ancora quali saranno le decisioni e cosa accadrà domani, nel lunedì di una ennesima settimana di travaglio per il centrodestra palermitano, appeso alla questione del sindaco di Palermo. Ma, dai segnali che arrivano, qualcosa sicuramente accadrà. E ci sono tracce che portano a un Francesco Cascio sfiancato e deluso che a qualche amico ha confessato: “Questa storia mi ha tolto vent’anni di vita. Faccio il medico, mi sono allontanato dalla politica e sono tornato per passione e perché me l’hanno chiesto, credendo di poter essere utile. Non la immaginavo così”. Non sono dichiarazioni virgolettate del candidato di Forza Italia, Lega e autonomisti. Sono pensieri intercettati da chi gli sta vicino, da chi ha parlato con lui e l’ha visto in uno stato di sofferenza che potrebbe preludere al famoso passo di lato. Soprattutto per un fatto umano che prescinde da scenari, ipotesi e calcoli.

Ed è anche comprensibile che sia così per chi aveva pensato non proprio a una marcia trionfale, ma a un contesto coeso, orientato sulla critica all’Orlandismo, capace di compattarsi contro l’avversario che resta il centrosinistra del candidato sindaco Franco Miceli. Invece, una lotta intestina di appetiti e ripicche prima ha bruciato il nome di Carolina Varchi, promettente competitor di Fratelli d’Italia e poi ha creato un cortocircuito totale nella coalizione che predica l’unità, ma non sa praticarla.

Significa che stiamo raccontando la sicura convergenza di tutti su Roberto Lagalla, l’ex rettore, autodefinitosi candidato civico del centro-destra, con il trattino, dell’Udc e di Giorgia Meloni? No, seppure si tratti di uno scenario probabile, perché le vie della politica siciliana sono più che mai accidentate sulla linea di una profonda divisione che fa capo a due fazioni.

Da una parte c’è Gianfranco Miccichè che non vuole la ricandidatura di Nello Musumeci a Palazzo d’Orleans. Dall’altra c’è Nello Musumeci che non vuole che Miccichè gli sbarri il passo. Una frattura che ha coinvolto Palermo e che ha polarizzato idee (poche), interessi e rancori, mostrando la spaccatura in tutta la sua interezza. E che ha avuto ripercussioni di carattere personale, rompendo antichi vincoli di amicizia, come quello tra Toto Cordaro e Saverio Romano.

Ecco perché i legittimi stati d’animo devono fare i conti con una matassa difficile da districare. Ed ecco perché, nel racconto, è necessario procedere con cautela, raccogliendo soltanto quello che si può direttamente verificare. Il malumore del medico forzista, nella sua cerchia di amicizie, è tuttavia palese. Se Francesco Cascio si congederà dalla rissa politica in atto – riferiscono – non vorrà più saperne di competizioni ed elezioni. Esistono parecchi mondi possibili oltre il cortile dei risentimenti altrui.


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