Blutec, Coime, Almaviva e gli altri | In cinquemila col fiato sospeso - Live Sicilia

Blutec, Coime, Almaviva e gli altri | In cinquemila col fiato sospeso

Foto d'archivio

Call center, sociale, grandi opere pubbliche: le vertenze ‘calde’ nel Palermitano.

PALERMO – La Sicilia è sempre più povera, fra le regioni meno competitive d’Europa, manca di investimenti e non usa al meglio le risorse di cui dispone: gli ultimi dati divulgati dallo Svimez trovano riscontro in ogni settore, e si riflettono inesorabilmente sulle condizioni di vita dei lavoratori. A partire dal territorio di Palermo, dove alle vertenze storiche senza soluzione si sommano quelle più recenti. Il settore più colpito rimane l’edilizia, in ogni sua sfaccettatura, ma ci sono anche il sociale e i ‘soliti noti’ come Almaviva, Blutec e la Formazione professionale. E i numeri sono quelli delle grandi crisi: si tratta di oltre cinquemila famiglie col fiato sospeso.

Coime, la diatriba sugli aumenti contrattuali. Acque agitate tra il Comune di Palermo e il Coime, i cui dipendenti rivendicano aumenti contrattuali dovuti e mai ricevuti dall’ente pubblico. Nel 2011, il decreto Brunetta aveva bloccato la contrattazione nel pubblico impiego e quindi gli aumenti ai dipendenti; così anche a Palermo, fino al 2015. Ovviamente il blocco non aveva afflitto l’edilizia, che si è sempre avvalsa di contratti di tipo privato. Da allora, nel limbo tra questi due mondi c’è il Coime, Coordinamento interventi di manutenzione edile: 600 lavoratori del Comune tra operai e impiegati, ormai stabilizzati, che pur essendo dipendenti pubblici sono soggetti a un contratto di natura privatistica. “Il Comune li ha assimilati ai lavoratori del pubblico impiego non riconoscendogli gli aumenti contrattuali dal 2011 al 2016”, spiegano Piero Ceraulo, segretario generale Fillea Cgil Palermo, Francesco Danese, segretario generale Filca Cisl Palermo Trapani, e Ignazio Baudo per la Feneal Uil di Palermo. Nel 2016 il Comune ha chiesto al ministero delle Finanze un parere sugli aumenti contrattuali, e il Mef ha risposto che alla paga del 2011 poteva essere aggiunto solo l’ultimo aumento salariale e non tutti quelli arretrati. “Praticamente un lavoratore di un’altra azienda prende almeno 130 euro in più rispetto a uno del Coime”, osservano i sindacalisti. Motivo per cui i dipendenti del Coime hanno iniziato a intentare cause contro il Comune, rivelatesi favorevoli in primo grado ma ribaltate in appello. L’ultimo aumento, quello di luglio 2018, ha riaperto la diatriba: “Oggi però non chiediamo al Comune di corrispondere le varie differenze accumulate negli anni – dice Ceraulo – ma l’applicazione di ogni rinnovo annuale d’ora in avanti. Per tutta risposta il Comune ha chiesto nuovamente un parere al Mef, ma nel frattempo i lavoratori non credono più nelle istituzioni. In ogni caso – annunciano le sigle – se il Comune non si assumerà le proprie responsabilità trovando un accordo col ministero, organizzeremo una grande mobilitazione”.

Blutec fra nuove speranze e anomalie. Naviga a vista anche il personale Blutec. Per i 665 operai dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, il 30 ottobre è arrivata una piccola boccata d’ossigeno dal ministero del Lavoro con la firma della proroga della cassa integrazione. Per i dipendenti e le loro famiglie l’accordo era fondamentale (qui la storia di Vito, uno di loro): gli ammortizzatori sociali precedenti erano stati revocati, con l’azienda inserita nell’area industriale di crisi complessa. A luglio Blutec è finita al centro di un’indagine della guardia di finanza, coi vertici societari Cosimo Di Cursi e Roberto Ginatta accusati di non aver mai impiegato per i progetti previsti, né restituito a scadenza delle condizioni, almeno 16 dei 21 milioni di contribuzioni pubbliche incassati. Da qui è scattato il sequestro dell’azienda e l’amministrazione giudiziaria prima, e straordinaria dopo. “Vanno comunque segnalate due anomalie – fa notare Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom Cgil siciliana –. Quanto alla proroga della cassa integrazione, il decreto c’è, ma ancora oggi i lavoratori non ricevono pagamenti dal 21 giugno per questioni burocratiche. Inoltre, gli altri 300 lavoratori dell’indotto coinvolti nella reindustrializzazione sono stati tutti licenziati, ma non tutti sono coperti da disoccupazione e mobilità pur avendo lavorato anche loro nell’impianto. Un paradosso”. Dal 17 ottobre Blutec è sotto amministrazione straordinaria, “che significa poter finalmente andare oltre – commenta Mastrosimone –, con un’amministrazione che dipende direttamente dal ministero dello Sviluppo economico e che può trovare risposte mai ottenute negli ultimi otto anni: ad esempio facendo luce su ogni fase del passaggio da Fiat a Blutec. Ora nessuno può impedire gli investimenti, ma la politica gioca un ruolo centrale”.

Almaviva Palermo, gli impegni del governo. La situazione del polo palermitano di Almaviva sembrava in via di risoluzione, ma si è nuovamente arenata. Nonostante l’intervento del nuovo governo, che ha prima scongiurato 1.600 licenziamenti e poi riavviato il dialogo con azienda e sindacati, la crisi di Almaviva contact Palermo rimane irrisolta alla base: dai committenti Tim e Wind Tre non arrivano garanzie soddisfacenti su tariffe e volumi di chiamate, il che non mette al riparo i dipendenti da futuri esuberi e minaccia la funzionalità dell’intero polo. Il quadro attuale, rappresentato dall’azienda in un recente incontro al ministero del Lavoro, sarebbe “più drammatico di quello prospettato appena un mese fa in sede ministeriale – commentano i segretari Maurizio Rosso, di Slc Cgil Palermo, Eliana Puma, di Fistel Cisl, Giuseppe Tumminia, di Uilcom Uil, e Aldo Li Vecchi, di Ugl Tlc –. Da Tim non sono pervenuti riscontri precisi ma da Wind sono arrivate risposte negative, sia sul fronte delle tariffe che sul fronte dei volumi e tale riscontro potrebbe rendere insostenibile la prosecuzione del rapporto commerciale con questo committente”. Per risollevare il polo, che conta 2.800 dipendenti, i sindacati hanno chiesto al governo di supportare Almaviva nel recupero di un credito da 14 milioni di euro maturato dalla committenza di Alitalia. L’esecutivo ha annunciato un intervento a stretto giro, sia per regolare i volumi che nell’ambito della riscossione dei crediti, e ha già annunciato la convocazione di un nuovo tavolo istituzionale entro il 6 dicembre.

Le strade e la crisi di Cmc. Sulla statale Palermo-Agrigento ci sono ancora i segni della disfatta di Cmc, il colosso dell’edilizia ravennate. La crisi ha portato alla cassa integrazione straordinaria, dall’11 febbraio, dei circa 100 lavoratori della ditta Bolognetta, partecipata all’80 per cento da Cmc. “Il tribunale si era espresso sul concordato preventivo di Cmc – spiegano ancora Francesco Danese della Filca Cisl e Ignazio Baudo della Feneal Uil – ma deve ancora esprimersi su quello della Bolognetta. Nel frattempo l’azienda, per evitare la rescissione del contratto con Anas, deve garantire la viabilità: lo fa attraverso una turnazione fra una quindicina di operai, divisi in squadre, che così ogni mese alternano la cassa integrazione a una settimana di lavoro”. Gli unici cantieri attivi sono quelli delle ditte subappaltatrici, per i quali Anas ha sbloccato alcune somme di credito, “ma ancora non si sa chi finirà i lavori, e come – osservano i sindacati –. “Però gli edili non smettono certo di esistere, e non mollano: per le cause palermitane, e tante altre, stiamo organizzando una manifestazione unitaria di Filca Cisl, Fillea Cgil e Feneal Uil per il 15 novembre, su tutto il territorio nazionale”.

La battaglia degli assistenti igienico-personali. Sono diverse le criticità segnalate dagli assistenti igienico-personali per alunni con disabilità nelle scuole superiori della Città metropolitana di Palermo. Fra tutte (qui la vicenda completa) destano preoccupazione i tagli al numero degli assistenti, figure specializzate gestite dall’ente su delega dell’Assessorato regionale alla Famiglia: secondo Donatella Anello, responsabile terzo settore del sindacato Slai Cobas, la riduzione è operata “sulla base di un’estensione illegale, da parte dell’ufficio delle Politiche sociali della Città metropolitana, del parametro 1/5”, cioè un assistente ogni cinque alunni; Slai Cobas afferma che l’attuale normativa regionale prevede anche il criterio di uno su quattro, in base al grado di disabilità degli alunni o alla dislocazione su più piani. “Va da sé che questa soppressione arbitraria del criterio ‘uno a quattro’ ha significato tagli agli assistenti: l’anno scorso quelli attivi nel Palermitano erano circa 150, ora sono circa 100. Nel frattempo gli assistenti rimasti non riescono a far bene il proprio lavoro, soprattutto quando gli alunni da seguire presentano patologie complesse e molto diverse tra loro. Ci sono stati segnalati casi di bambini che non possono completamente andare a scuola”. La Città Metropolitana replica che il parametro adottato “è previsto dalla circolare n.3 del 2005 dell’Assessorato regionale alla Famiglia, a prescindere dalle condizioni degli alunni e dalla dislocazione su più piani. Essendo consentito dalla circolare, se in una scuola ci sono cinque alunni la Città metropolitana nominerà un assistente e non due. Nessuna scuola ha segnalato genitori che suppliscono o alunni costretti ad assentarsi”. Il sindacato però sostiene si tratti di “una mera operazione per battere cassa”, e annuncia scioperi e manifestazioni a oltranza finché non verrà trovata una soluzione che soddisfi le parti.

Operatori della Formazione professionale, la storia infinita. Non si esauriscono gli sforzi degli ex sportellisti multifunzionali e di tutti gli operatori della Formazione professionale siciliana. L’Assessorato regionale alla Famiglia fa sapere che è in esame una piattaforma rivendicativa presentata da Flc Cgil, Cisl Scuola Sicilia, Uil Scuola, Usb, Snalv Confsal, Ex Sportellisti Liberi, Federazione Nazionale Scuola e Formazione, SI.NA.L.P. e Gli Irriducibili della Formazione Professionale in Sicilia. A stretto giro di posta sindacati e movimenti annullano lo sciopero programmato il 13 novembre, ma chiedono un incontro, non oltre il giorno 25 del mese, al presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci e agli assessori regionali del Lavoro Antonio Scavone, della Formazione professionale Roberto Lagalla e della Funzione pubblica Bernadette Grasso. Tra le potenziali soluzioni, i rappresentanti dei lavoratori hanno proposto vari interventi di ricollocazione e fuoriuscita dal settore, attualmente oggetto di dialogo tra il governo nazionale e quello regionale. Si punta anche alla ripresa del tavolo istituzionale sulla vertenza, “che dopo l’insediamento del nuovo governo pare si sia fermato”. Inoltre, in vista della corsa ai posti di lavoro nei Centri per l’impiego, gli operatori chiedono il riconoscimento degli anni di servizio oltre i titoli specifici. Secondo le le sigle, i lavoratori “quotidianamente sopravvivono in quella che oramai è diventata una corsa contro il tempo per evitare ulteriori danni irreparabili”.


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