Palermo, mafia e pizzo: condannati e scarcerati dal giudice - Live Sicilia

Palermo, mafia e pizzo: condannati e scarcerati dal giudice

Venute meno le esigenze cautelari

PALERMO – Condannati in primo grado e scarcerati dopo il deposito della motivazione della sentenza. Tornano liberi Sebastiano Giordano, condannato a 9 anni e 4 mesi, e Giuseppe Rizzuto, a cui sono stati inflitti 8 anni e 8 mesi (entrambi ritenuti colpevoli in primo grado di estorsione aggravata dal metodo mafioso). Libero anche Fabio Ventimiglia, condannato a 6 anni (era ai domiciliari e risponde di estorsione per un cosiddetto “cavallo di ritorno”: avrebbe chiesto soldi per restituire un’auto rubata. Sono difesi dagli avvocati Emilio Chiarenza e Francesco Lo Nigro. Giordano fece delle dichiarazioni, ma non è stato ritenuto credibile dal giudice.

Parere contrario della Procura

La scarcerazione è stata decisa dal giudice per le indagini preliminari Giuliano Castiglia, lo stesso che li ha condannati. La Procura di Palermo aveva espresso parere contrario. Per tutti e tre gli imputati sono venute meno le esigenze cautelari. Nel caso di Rizzuto un peso ha avuto la morte avvenuta in carcere, in circostanza su cui ancora si indaga, di Fabio Gloria considerato il mandante dell’estorsione. Rizzuto lavorava nel negozio di frutta e verdura dello stesso Gloria.

Lo scontro di potere

I loro nomi emersero nel blitz che svelò lo scontro per il potere fra Giulio Caporrimo (“Io sono Cosa Nostra”, diceva) e Francesco Palumeri designato al suo posto durante la detenzione. Ci furono due blitz denominati “Bivio” e “Bivio 2” che colpirono le famiglie di Tommaso Natale, San Lorenzo, Partanna Mondello e Zen. Caporrimo era contrario al progetto di riconvocare la cupola di Cosa Nostra palermitana che nel maggio 2018 si è riunita a Baida. Non riconosceva la figura di Palumeri, scelta da Calogero Lo Piccolo per comandare nel suo mandamento. Non metteva in discussione la decisione di Lo Piccolo, figlio di Salvatore e fratello di Sandro ma non riteneva che Palumeri fosse degno del suo ruolo.


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