Palermo, mafia e lotte di potere: boss e gregari condannati

Palermo, mafia e lotte di potere: boss e gregari condannati NOMI

Sotto processo gli uomini di Tommaso Natale, San Lorenzo, Partanna Mondello e Zen

PALERMO – “Io sono Cosa Nostra”, diceva Giulio Caporrimo. Una volta scarcerato si era ripreso lo scettro di capomafia di San Lorenzo. Ed entrò in rotta di collisione con Francesco Palumeri, nel frattempo designato al suo posto.

Il nome di Caporrimo apre l’elenco dei venti imputati al processo scaturito dalle operazioni dei carabinieri denominate “Bivio” e “Bivio2” che colpirono le famiglie di Tommaso Natale, San Lorenzo, Partanna Mondello e Zen.

I nomi degli imputati e le pene

Queste le condanne emesse in abbreviato dal giudice per l’udienza preliminare Giuliano Castiglia: Giulio Caporrimo 16 anni, Francesco Adelfio 14 anni e 8 mesi, Giuseppe Cusimano 17 anni e 4 mesi, Salvatore Fiorentino 8 anni e 8 mesi, Sebastiano Giordano 9 anni e 4 mesi, Francesco L’Abbate 12 anni e 8 mesi, Andrea Mancuso 13 anni, Francesco Palumeri 18 anni, Giuseppe Rizzuto 8 anni e 8 mesi, Antonino Vitamia 18 anni e 4 mesi, Michele Zito 10 anni e 8 mesi, Vincenzo Billeci 10 anni, Fabio Gloria 12 anni, Vincenzo Taormina 12 anni, Fabio Ventimiglia 6 anni.

Assolti Pietro Ciaramitaro, difeso dall’avvocato Rosanna Vella, e Francesco Caporrimo. difeso dagli avvocati Giovanni Di Benedetto e Jimmy D’Azzò.

Lo scontro con Palumeri

Caporrimo era contrario al progetto di riconvocare la cupola di Cosa Nostra palermitana che nel maggio 2018 si è riunita a Baida. Non riconosceva la figura di Francesco Palumeri, scelto da Calogero Lo Piccolo per comandare nel suo mandamento.

Non metteva in discussione la decisione di Calogero Lo Piccolo, figlio di Salvatore e fratello di Sandro, da cui aveva ricevuto il testimone in un summit del 2017. Non riteneva però che Palumeri fosse degno del ruolo. Non ne comprendeva i motivi della scalata criminale.

Le confidenze del boss all’amica

Ne parlava con una grande amica, divenuta la sua confidente. Lunghe conversazioni intercettate dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale.

Agli atti del processo anche le registrazioni del capomafia che aveva l’abitudine di parlare da solo anche nella casa di Firenze, dove si era trasferito a vivere dopo avere finito di scontare la precedente condanna. I suoi monologhi sono stati intercettati.

Sono 19 le estorsioni, tentate e consumate, ricostruite dagli investigatori coordinati dai pubblici ministeri Dario Scaletta e Felice De Benedettis.

Solo in sei hanno scelto di costituirsi parte civile assieme alle associazioni antiracket. (ci sono persone che hanno denunciato, ma hanno scelto di non costituirsi). Sono assistiti dagli avvocati Salvatore Caradonna (per Addiopizzo), Maurizio Gemelli, Salvatore Forello e Valerio D’Antoni (per lo “Sportello di Solidarietà alle Vittime” e Fai, Comune di Palermo (avvocato Ettore Barcellona ), Solidaria Sos Onlus ed Sos Impresa (avvocato Fausto Maria Amato), Centro studi Pio La Torre (avvocato Francesco Cutraro).


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