PALERMO – Il morto non solo è resuscitato, ma si sarebbe messo pure a trafficare con la droga. Nel frattempo gli hanno liquidato 200 mila euro. Deceduto nell’agosto 2019, è stato arrestato ieri. C’è anche la storia di una truffa ai danni di una compagnia di assicurazione fra le pieghe dell’inchiesta che ieri ha portato all’arresto di quindici persone.
Il protagonista è Giuseppe Marsalone, 50 anni. È lui il morto non morto. Ad incassare i soldi sarebbe stato il fratello Alessandro. La documentazione allegata alla richiesta di liquidazione della polizza vita aveva tutti i crismi dell’ufficialità. C’era il certificato di morte redatto da un medico, la scheda di bordo dei sanitari intervenuti con l’ambulanza nella casa di via del Bersagliere, l’atto di notorietà del decesso. Tutto falsificato.
Una parte dei soldi sarebbe stata usata per comprare una Fiat Panda e una Mini Paceman. La restante per finanziare gli affari della droga.
Altri avrebbero usato lo stesso trucchetto. Dalle intercettazioni emergerebbero precedenti truffe organizzate anche da Michele Micalizzi, l’anziano boss di Partanna Mondello, e da Salvatore Marsalone, pure lui vecchia conoscenza delle forze dell’ordine. Un ruolo nella vicenda avrebbe avuto una donna, la quale doveva fare finta che fosse morta sua figlia, Grazia Pace, (il suo nome compare nell’elenco degli indagati) che la istruiva: “Mamma solo una cosa a memoria, ti devi ricordare 3 gennaio (la data della presunta morte)”.
Era preoccupata che le cose non andassero per il verso giusto e si confidava con Giuseppe Marsalone: “Io già te lo aveva detto, se a mia madre fanno delle domante attummuliamu sicuro, perché mia madre ci fa attummuliare per come reagisce…”. E la madre concordava: “Per l’identificazione, mamma mia, io già mi viene il palpito nel cuore… Questo come il primo reato sono libera, Signore, ma io morivo, un infarto mi veniva là dentro… e poi gli faccio: ‘Ma come? Un incidente se mi domandano? ‘No, un infarto e neanche lo sapeva come eri morta tu”.