Palermo, "pizzo non ne pago": la denuncia dell'imprenditrice

Palermo, “pizzo non ne pago”: la coraggiosa denuncia dell’imprenditrice

Mario Napoli e i fratelli Carlo e Sergio Giannusa
L'inchiesta sulla mafia di Resuttana

PALERMOLa prima volta gli emissari del racket si fecero vivi il 15 dicembre 2022. La ditta dell’imprenditrice edile stava lavorando in via La Marmora, a Palermo. Un uomo in sella ad un ciclomotore elettrico si avvicinò ad un operaio. “Digli al tuo principale che si cerca l’amico”, disse andando subito via per non farsi vedere in faccia. All’indomani l’imprenditrice denunciò, senza esitazione, l’episodio al comando provinciale dei carabinieri.

Il 9 gennaio 2023 il secondo avvertimento. Modalità identica. Unica differenza il mezzo di locomozione, quella volta era una bici elettrica. “Digli al tuo principale che vi guardiamo”, disse l’uomo del racket come riportato nella nuova denuncia presentata alla squadra mobile. Anche questo episodio fa parte dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato su richiesta della Procura della Repubblica di Palermo.

L’esecutore della richiesta estorsiva, una delle tante ricostruite dagli investigatori, sarebbe stato Antonino Fontana, su mandato di Carlo Giannusa e Mario Napoli. La sua presenza in cantiere è stata confermata dalle immagini del poliziotti che lo monitoravano. Così come quella di Carlo Giannusa. Il resto lo hanno fatto le intercettazioni. Fontana riferiva a Napoli di avere fatto visita ad una serie di imprenditori: “L’altro giorno ci sono andato. Quattro ne ho fatto“. “Ma non viene nessuno”, rispondeva, deluso, Napoli. “Sì femmina è”, concludeva Fontana riferendosi, quasi certamente, all’imprenditrice. Solo il rifiuto di quest’ultima ha fermato la macchina del pezzo.


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