PALERMO – Al tavolo del business delle scommesse sportive si erano seduti i rappresentanti dei mandamenti mafiosi di Porta Nuova, Pagliarelli, Brancaccio e Noce. Il volume di gioco era enorme, sfiorava i 100 milioni di euro. Poco meno della metà – 45 milioni – è stimato il valore dei beni sequestrati dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo a Salvatore Rubino e Christian Tortora, di 62 e 47 anni (qui l’elenco dei beni).
Dal totonero alle concessioni
La proposta di sequestro, avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia guidata da Maurizio de Lucia, si basa sulla ricostruzione dei finanzieri del Comando provinciale agli ordini dal generale Domenico Napolitano. Gli specialisti del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo-Gico hanno seguito gli affari proseguendo il lavoro iniziato con il blitz “All in” del 2020. In ogni quartiere di Palermo la mafia aveva organizzato “una struttura parallela” per la raccolta delle scommesse sportive, supportata da agenzie illegali mascherate da centri servizi. I soldi delle puntate venivano raccolti per strada. Era una versione aggiornata del vecchio totonero. Ad un certo punto qualcuno pensò di fare il salto di qualità. Ed ecco l’apertura di società con sede in Sicilia, Lombardia, Lazio e Campania titolari di concessioni governative per la gestione delle agenzie scommesse.
Il ruolo del boss
Salvatore Rubino, uno degli imprenditori siciliani più noti nel settore, era diventato socio occulto del boss scarcerato Francesco Paolo Maniscalco. Attorno a loro gravitavano imprenditori collusi e disposti a fare da prestanome per il patto sporco. Lo scorso luglio la Corte di appello ha confermato una sfilza di condanne. Rubino e Tortora vengono ritenuti dal Tribunale “soggetti socialmente pericolosi”. Grazie al loro contributo Cosa Nostra si è economicamente rafforzata. Sotto sequestro finiscono tre immobili, tra i quali una villa di lusso a Favignana; undici società, con sede nelle province di Milano, Roma, Salerno e Palermo; 45 rapporti finanziari fra conti correnti, conti deposito, depositi titoli, polizze assicurative e buoni postali.
“Liberare l’economia legale”
Il sequestro, si legge in una nota del Nucleo guidato dal colonnello Gianluca Angelini, ha “la duplice finalità di disarticolare in maniera radicale le organizzazioni criminali mediante l’aggressione delle ricchezze illecitamente accumulate e di liberare l’economia legale dalle infiltrazioni della criminalità consentendo agli imprenditori onesti di operare in regime di leale concorrenza”.