Palermo, i neomelodici e le accuse su Facebook: affare di mafia

Palermo, i neomelodici e le accuse su Facebook: affare di mafia

I boss in difficoltà conquistano anche così il consenso sociale

PALERMO – Ad ogni inchiesta che scandaglia il sottobosco mafioso palermitano viene fuori una vicenda che coinvolge un cantante neomelodico. I boss in difficoltà conquistano anche così il consenso sociale.

Tocca di nuovo a Daniele De Martino. A luglio il commissario del comune di Artena, in provincia di Roma, ha stoppato l’esibizione del cantante palermitano che in passato ha firmato un brano contro i pentiti di mafia e pubblicato diversi selfie in compagnia di membri di famiglia mafiose. Alcuni dei quali, come gli Spadaro della Kalsa, sono suoi parenti.

L’intervento del boss assassinato

Nel marzo 2020 Giuseppe Incontrera, boss di Porta Nuova assassinato a fine giugno alla Zisa, discuteva con Salvatore Battaglia, soprannominato “Bobbuccio”, dei contrasti sorti fra il neomelodico e Salvatore Bongiorno, il più noto fra gli impresari che grazie alle amicizie mafiose ha monopolizzato il settore (lo scorso maggio è stato condannato a 6 anni e 8 mesi).

La diretta Facebook

Di Martino con una diretta Facebook aveva reagito ai giudizi di Bongiorno. Incontrera gli rimproverava di non avere rispettato alcuni impegni: “… non mi sembra una cosa corretta pure che c’è una cosa sbagliata te lo metti su Facebook in diretta… almeno alla mia casa non funziona così io lo chiamo e glielo dico”.

Secondo Battaglia, però, Bongiorno non era esente da colpe, visto che aveva denigrato Di Martino sulla sua pagina Facebook: “… chi lo porta a dire ignorante… lo pubblica nella sua pagina perché non ti fai i fatti tuoi… cioè il napoletano dice le canzoni napoletane le possiamo cantare solo noi… gli altri, escluso qualche siciliano Zappulla e Galletta, tutti gli altri non servono”.

Le pretese economiche

I rapporti divennero ancora più tesi per via delle pretese economiche che Di Martino avanzò nei confronti dell’organizzatore di una festa di piazza. Giuseppe Di Giovanni, fratello dei boss Tommaso e Gregorio, arrestato con l’accusa di essere stato uno degli ultimi reggenti del mandamento di Porta Nuova, avrebbe dovuto quanto prima organizzare un incontro per mettere a posto le cose. Una lunga parte dell’informativa depositata dai carabinieri è stata omissata. Quale decisione fu presa?


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