Palermo, omicidio del boss: telefonata in cella, rischio guerra

Omicidio del boss: telefonata dalla cella, rischio guerra

Onofrio Lipari aveva un cellulare clandestino

PALERMO – L’arresto di Onofrio Lipari, accusato di avere ucciso il boss Giuseppe Di Giacomo, nel 2014 alla Zisa, potrebbe avere fermato sul nascere un violento scontro mafioso.

Lipari era stato scarcerato pochi giorni fa dopo avere finito di scontare una condanna per mafia. Una manciata di giorni di libertà e ieri sul suo è caduta la nuova e pesantissima accusa di omicidio.

Gli investigatori e il giudice ritengono che Lipari non avesse mostrato segni di dissociazione: “Al contrario le più recenti intercettazioni danno conto dell’attuale e concreto rischio di un‘immediata ripresa del conflitto tra i membri della famiglia Lipari e i membri della famiglia Di Giacomo”.

Si parla di “concreta possibilità di azioni violente poste in essere reciprocamente ai danni dei rispettivi componenti”. Lipari faceva delle telefonate dalla cella del carcere grazie ad un cellulare clandestino.

Ne parlano alcuni suoi amici, i quali temevano che Onofrio Lipari potesse punire Marcello Di Giacomo, fratello della vittima. Quest’ultimo aveva chiesto al capomafia di Porta Nuova Tommaso Lo Presti (nei suoi confronti la richiesta di arresto quale mandante del delitto non ha retto) di uccidere i Lipari, padre e figlio, per vendicare la morte del fratello.

Secondo gli amici, Onofrio Lipari si era salvato perché nel 2015 era stato arrestato in un blitz dei carabinieri: “… meno male che lo hanno arrestato… a quest’ora chissà cosa succedeva qua… la fine del mondo… tutti a terra come i birilli… meno male che è andata a finire così”.

Gli amici erano certi che ‘’Onofrio” sarebbe uscito dal carcere ancora “più selvaggio”. Ieri lo hanno arrestato dopo pochi giorni di libertà.


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