Palermo, il cameriere Samir fu pedinato. L'omicidio in via Roma

Tre colpi, quello di grazia alla nuca: omicidio di Samir, rischiano l’ergastolo

Samir, la vittima dell'omicidio
Al via il processo in Corte di assise

PALERMO – Al via il processo per l’omicidio di Badr “Samir” Boudjemai, il cameriere algerino di 41 anni assassinato con tre colpi di pistola in via Roma la notte del 4 novembre scorso. Sotto processo per omicidio volontario ci sono Kamel El Abed e Alì El Abed Baguera, zio e nipote.

I legali della difesa, gli avvocati Salvino, Mario e Giada Caputo, avevano chiesto il rito abbreviato. Il giudice ha respinto la richiesta alla luce delle aggravanti contestate dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dai sostituti Vincenzo Amico e Ludovica D’Alessio. Il processo, dunque, è iniziato con il rito ordinario davanti alla Corte di assise.

I due imputati rischiano la condanna all’ergastolo. Si sono sempre professati innocenti. Di avviso opposto la Procura, che ha ricostruito il delitto grazie alle immagini delle telecamere di video sorveglianza.

Alì El Abed Baguera avrebbe esploso i tre colpi di pistola che uccisero la vittima in via Roma. Lo zio lo avrebbe aiutato a pianificare l’omicidio di Samir e poi lo avrebbe protetto. Il movente dell’omicidio, contestato con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, non è stato chiarito, anche se si è sempre parlato di forti contrasti per questioni di lavoro.

I carabinieri del Reparto operativo e della compagnia di Piazza Verdi, hanno ricostruito che Samir lavorava al ristorante “Appetì”, il presunto assassino “Al Magnum”. Si sarebbero contesi i clienti.

Venti minuti dopo la mezzanotte Samir – con questo nome era conosciuta la vittima – è uscito dal locale. L’assassino lo ha seguito e ha sparato tre volte (il colpo di grazia alla nuca) poi è scappato a piedi. Nel suo cellulare trovarono la foto di una pistola. La madre e la vedova del cameriere si sono costituiti parte civile.


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