Palermo, "ora tocca a lui", gli affari del boss e i fondi neri

“Ora tocca a lui”, gli affari all’estero del capomafia e i fondi neri nel pizzino

L'arrivo in carcere e l'abbraccio con Giuseppe Calvaruso
Quella frase sul boss Giuseppe Calvaruso

PALERMO – Boss e uomo d’affari. Ha arricchito il suo patrimonio e di chi altro? Bisogna scavare nel passato di Giuseppe Calvaruso per trovare la risposta.

A cominciare da un’intercettazione di qualche anno fa che i finanzieri stano rileggendo con attenzione. Che per Calvaruso fosse arrivato il momento di assumere il comando a Pagliarelli lo sapevano tutti. Per primi i parenti dei detenuti.

Come la moglie di Vincenzo Giudice, che del mandamento è stato reggente, la quale diceva: “Ora il corto deve entrare… non c’è nessuno, gli tocca. Gli serve il ricambio, Salvino e lui”. Calvaruso, il corto, e Salvino Sorrentino dovevano fare la loro parte.

Entrambi sono stati arrestati, ma fra i due è solo il primo ad avere mostrato una capacità di superare i confini italiani, spingendosi in Svizzera, Brasile, Singapore e Hong Kong.

“Abbiamo già due contratti operativi a Singapore”, gli scriveva il bagherese Giuseppe Bruno, al quale Calvaruso inviava una foto con la sua faccia in primo piano e sullo sfondo lo skyline della città asiatica. Fu l’inizio di un vorticoso e milionario giro di affari.

Calvaruso investiva in residence a Vulcano e Marsala e nel frattempo costruiva resort e ville di lusso in Brasile. I soldi sarebbero arrivati dalle estorsioni, ma anche dai fondi neri accumulati con un meccanismo di sovrafatturazione messo in piedi attraverso l’impresa Edil Professional del suo braccio destro Giovanni Caruso.

Gli investigatori hanno i mano alcuni appunti con i nomi di artigiani e piccoli imprenditori che avrebbero partecipato al meccanismo che consentiva a Calvaruso di avere la liquidità necessaria.

Le società Piramide Costruzioni e Immobiliare srl, la cui proprietà sarebbe passata fittiziamente a due società di diritto estero (Leader Trading Solutions Sa e Reignestate Properties Ltd), pagavano i fornitori a prezzi gonfiati e una parte dei soldi finiva sottobanco a Calvaruso che la investiva all’estero.


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