Palermo, pestaggio per l'auto alla moglie del boss, "L'ho macinato"

Palermo, pestaggio per l’auto alla moglie del boss: “L’ho macinato”

I colpevoli furono rintracciati allo Zen e puniti

PALERMO – “Una plateale dimostrazione del potere criminale di Michele Micalizzi”. Così il giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato descrive la reazione del boss di Tommaso Natale, raggiunto oggi da un’ordinanza di custodia cautelare assieme ad altre 10 persone, alla rapina subita dalla moglie, Margherita Riccobono, figlia di don Saro, uno dei primi padrini a cadere sotto la furia dei killer corleonesi nella guerra di mafia negli anni Ottanta.

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L’8 settembre 2021 alcuni criminali dello Zen minacciarono la donna per rubarle la macchina. Non avevano idea del guaio in cui erano finiti. La reazione fu immediata. Si attivò il figlio di Micalizzi, Giuseppe: “… ci sarebbe da ammazzarli.. ci sarebbe da consumarsi… direttamente andare a chiudere in galera… là sono morti”. Gli autori della rapina erano dello Zen.

Vincenzo Garofalo, pure lui finito in carcere, raccontava i dettagli della rappresaglia: “… l’ho ammazzato… tu mi devi dire grazie se sei vivo… l’ho macinato… l’ho ammazzato a bastonate”. Micalizzi fece finta di nulla. Prima denunciò il furto dell’automobile in caserma e poi il “fortuito ritrovamento”.


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