Palermo scomposta e in vendita | Ma la rivolta arriva tardi - Live Sicilia

Palermo scomposta e in vendita | Ma la rivolta arriva tardi

Il ritratto di Franca Florio

Un dipinto famoso. E altri prezzi pregiati. Monta la protesta, con un retrogusto strano.

La ribellione
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Palermo dorme accanto alla sua bellezza. La irride. Non se ne occupa. Le passa accanto come se dovesse durare per sempre, come se l’indifferenza fosse la moneta necessaria per pagare tanta fortuna, come se la noncuranza fosse il blasone degli aristocratici, non la malattia degli straccioni. Ma quando qualcuno mette il cartello ‘Si vende’ sui tesori di famiglia – e così scompone tutto lo scomponibile – si accende l’orgoglio che non c’è mai stato. E la città che non ricorda se stessa, improvvisamente, riscopre passione civile ed estetica per le sue meraviglie all’asta. Che sono tante.

Scrive, oggi, Felice Cavallaro sul ‘Corriere’, centrando cronache e contesto: “E’ una sorta di ‘No Tav della cultura’ rimodulata come una singolare ‘No Asta’ rimbalzata sui social anche con l’hashtag ‘riportiamoacasafranca’. E’ la rivolta di ‘Insieme per Palermo’ e delle ‘Dimore storiche’, di ‘Salvare Palermo’, ‘Italia Nostra’ e tante altre associazioni, compresi semplici cittadini che per scongiurare l’asta già fissata per venerdì 31 a Roma si sono rivolti a un narratore della città come Gaetano Basile, erede del famoso architetto identificato come il protagonista del Liberty. Un accorato appello che Basile rilancia per risparmiare la ‘migliore offerta’ ad affreschi e poltrone, sculture e vetrate del lussuoso hotel Villa Igiea, compreso il ritratto di Donna Franca Florio, la sublime interprete della Bella Epoque palermitana. Ed è su quest’ultimo dipinto, il capolavoro di Giovanni Boldini valutato un milione di euro, che si innesta una battaglia estesa ad altri famosi alberghi siciliani. Tutti in vendita. Con un ‘si vende’ affisso perfino sul santuario degli intrighi siculi, il Grand Hotel et des Palmes, nel cuore di Palermo dove monta la rivolta”.

E’ dunque scoppiata la rivoluzione della necessità di mantenere nei confini pezzi pregiati che sono turismo, fascinazione, sbigliettamenti, attrazione di viaggiatori distratti o di appassionati. Consola annotare un fremito nella palude di una comunità che di niente discute, di nulla progetta, e però pontifica su tutto. Nell’anfiteatro dei social, beninteso; ormai mancando persone fisiche e desiderose di ritrovarsi in piazza.

Ma dove sono stati fin qui i guerriglieri dell’infinita meraviglia? Dismettendo i panni della battaglia, vestiti in borghese, siamo sicuri che non siano passati mai davanti a un dipinto pregiato, al cospetto di una palazzina liberty, nelle vicinanze di un chiostro, nel rimpiattino di luci e colori, senza nemmeno alzare il sopracciglio?

D’accordo, Palermo è scomposta. Chi la amministra per intero dovrebbe porsi il problema di ciò che potrebbe essere mantenuto, specialmente dopo la tanto strombazzata nomina a capitale della cultura. Non bastano le bici in Favorita per far dimenticare le strade sventrate, le gru dei cantieri caotici, la sporcizia, gli ingredienti che – al momento presente, domani si vedrà – non muovono né bellezza, né sviluppo.

Eppure i mecenati che calano sulle nostre teste per comprare storia e suggestioni sono forse la punizione di una conclamata e colpevole indifferenza: il contrappasso della cecità sui fasti e le meraviglie che non abbiamo riconosciuto, finché c’era il tempo di farlo.

 

 

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