Palermo, soprannome di troppo alle elezioni: inchiesta e ricorso

Quel soprannome di troppo alle elezioni: inchiesta e ricorso

Il riferimento al recordman di voti al vaglio del Tar e della Procura della Repubblica

PALERMO – Quattro candidati alle circoscrizioni, un unico soprannome. Che nulla ha a che fare con i candidati stessi, ma che rimanda al consigliere consigliere comunale recordman di voti, Ottavio Zacco.

Non è accaduto certo per caso alle ultime amministrative di Palermo, ma la trovata “acchiappavoti” può portate all’annullamento del risultato delle urne o ad un processo penale?

In ballo ci sono un ricorso al Tar, ma anche un’inchiesta della Procura di Palermo che muove da un esposto.

Chi ha firmato il ricorso e l’esposto

Il 10 novembre è fissata l’udienza davanti al Tribunale amministrativo regionale. Il presidente uscente della I circoscrizione (centro storico) Massimo Castiglia, tramite l’avvocato Nadia Spallitta, chiede l’annullamento dell’elezione del presidente Giovanni Bronte.

Ci vorrà più tempo, invece, prima che i pubblici ministeri valutino se siano stati commessi o meno i reati ipotizzati dai firmatari dell’esposto presentato dall’avvocato Serena Romano. Sono Franco Miceli (candidato a sindaco sconfitto da Roberto Lagalla), Valentina Chinnici (consigliere comunale, ma anche deputata regionale del Pd), Steni Di Piazza (ex senatore del Movimento 5Stelle), Barbara Evola (ex assessore e consigliere comunale di Sinistra italiana) e Rosario Arcoleo (consigliere comunale del Pd).

“Detto Zacco”

Al centro della questione ci sarebbero conteggi errati, verbali senza indicazione di giorno e ora, numero di elettori diversi da quello delle schede autenticate. E poi c’è il caso delle preferenze attribuite a quattro candidati alle circoscrizioni che accanto ai propri nomi e cognomi hanno aggiunto “detto Zacco” e “detto Ottavio”.

Chi ha usato il soprannome

Zacco, candidato con Forza Italia, è stato il consigliere comunale più votato a Palazzo delle Aquile con 3.405 preferenze. Ad usare il soprannome sono stati Francesco Tramuto nella I circoscrizione (eletto con 427 voti per Forza Italia); Rocco Di Maio (candidato per Forza Italia ma non eletto con 311 voti alla V); Fernando Cusimano (VII circoscrizione, Forza Italia, eletto con 790 voti); Alessandro Benincasa (eletto alla VIII circoscrizione, nella lista “Lavoriamo per Palermo – Lagalla Sindaco, 547 voti).

Lesione del diritto di voto?

Sia nel ricorso amministrativo che nell’esposto penale si ipotizza che l’uso del soprannome “potrebbe avere determinato il convincimento di votare il consigliere Ottavio Zacco con il rischio della lesione del diritto di voto ed in generale della libertà politica e possibile illegittima definizione degli esiti elettorali”.

Possibile che quattro candidati avessero lo stesso soprannome? “Circostanza quanto meno improbabile e che non può non essere presa in considerazione. Si tratta di una strategia in uso in caso di elezioni, che tuttavia non può giungere a situazioni estreme”.

E Zacco, protagonista seppure indiretto della vicenda, cosa ne pensa? “Aspettiamo di vedere l’esito del ricorso e dell’indagine, non credo in ogni caso che la circostanza abbia inciso nell’elezione del presidente. Ritengo che sia stato un gesto di superficialità da parte dei candidati, e lo dimostra il fatto che sia stato scelto il soprannome anche in una lista diversa dalla mia”.


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