Palermo, la morte di Onorato: il buco nero del movente

La tragica morte di Angelo Onorato, le paure e il buco nero del movente

Si rafforza l'ipotesi del suicidio, ma ci sono ancora misteri da chiarire

PALERMO – C’è un buco nero nella tragica fine di Angelo Onorato. L’autopsia non ha rilevato segni di violenza sul corpo. Circostanza che, insieme ad altri elementi, rafforza l’ipotesi del suicidio che è stata da subito quella privilegiata dagli investigatori.

Se davvero, come appare sempre più concreto (le indagini della Procura e della squadra mobile comunque proseguono) l’imprenditore si è tolto la vita bisogna capire perché lo ha fatto. Al momento non c’è un movente.

Nessun debito pesante, almeno all’apparenza, come ha confermato il suo commercialista. Piccole cose, a fronte di crediti importanti da incassare. Si è scandagliato la questione della cessione di una società edile, ma finora nulla è emerso.

Si parla di un capannone e di un terreno edificabile a Capaci, dove i lavori sono fermi da un decennio perché servono le opere di primaria urbanizzazione. Era proprio Capaci il posto dove doveva recarsi per risolvere una questione “bonariamente”.

Lo aveva detto al cognato a cui aveva dato un passaggio dall’aeroporto a casa. A Capaci non c’è andato.

Viene esclusa la pressione di ambienti legati alla criminalità organizzata. Non sono emersi contatti, neppure tracce nelle testimonianze degli amici. In particolare di uno che anni fa ha scelto di denunciare gli uomini del racket. Neppure con lui l’imprenditore si è confidato, manifestando preoccupazioni in tal senso.

Si scava nella sua vita privata, negli oggetti che ci accompagnano nella quotidianità come il cellulare. Nulla di particolare salta all’occhio.

Eppure Onorato, marito dell’europarlamentare Francesca Donato, lo scorso febbraio ha sentito la necessità di scrivere una lettera e l’urgenza di affidarla all’avvocato e amico Fabrizio Macchiarella nei giorni precedenti alla morte. Tre pagine in busta chiusa da consegnare alla moglie se fosse accaduto qualcosa di brutto.

Se davvero Onorato si è tolto la vita stringendosi una fascetta di plastica al collo dentro l’auto parcheggiata in via Salvatore Minutilla, nei pressi di via Ugo La Malfa, allora la lettera va considerata una sorta di testamento.

Indicazioni generiche sulla situazione economica, ma sopratutto parole di amore per la moglie e i figli affinché non si lasciassero prendere dallo sconforto e l’indicazione delle persone a cui affidarsi e di cui fidarsi.

Ma c’è anche il riferimento “a chi mi vuole male”, al fatto di avere avuto a che fare con “persone sbagliate”, senza però indicarne i nomi o scendere nei dettagli. I parenti, la moglie soprattutto resta ferma nella convinzione che il marito sia stato ucciso. Le aveva confidato le sue paure.

“Me l’hanno ammazzato”, sono state le prime parole pronunciate dalla donna. Qualcun altro sostiene che qualche settimana fa cercasse una pistola. Perché aveva l’esigenza di armarsi? Cosa lo avrebbe spinto al gesto estremo?

Le indagini vanno avanti. Angelo Onorato è morto per soffocamento. L’autopsia effettuata dal medico legale Tommaso D’Anna sembra accreditare la pista del suicidio.

Non ci sono i segni compatibili con la reazione di un uomo che sta per essere strangolato da qualcuno e cerca di divincolarsi. Né di un colpo inferto per stordirlo.

Adesso si attendono gli esiti degli esami tossicologici per capire se avesse ingerito qualche sostanza e quelli biologici sulla fascetta per scovare eventuali tracce di altre persone.


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