PALERMO – Morire di maggio, a Palermo, è un destino che richiede troppo coraggio. Tutto racconta la fortissima carezza della vita. Ci sono i turisti tra le navate della Cattedrale. Fuori risplende un sole sfolgorante. È il tempo della luce che abbaglia, annunciando l’estate.
Angelo Onorato si congeda dalla vita, con i funerali in Cattedrale, davanti a una grande folla, in una giornata luminosissima.
Il mistero della sua morte – suicidio oppure omicidio -, il ritrovamento del corpo in via Ugo La Malfa, le indagini… Ecco lo sfondo di questo dolore, la cronaca.
Qui, tra queste navate che i visitatori abbandonano per lasciare spazio alle esequie e a chi soffre, c’è tanta gente che vuole essere vicina. E parlano tutti benissimo del protagonista, suo malgrado, della cerimonia funebre.
“Angelo era meraviglioso… Angelo era buonissimo… Angelo era un angelo”. Si condividono whatsapp, foto e messaggi, prima che la Messa abbia inizio. Nessuno crede al suicidio. Perché – si domandano tutti – un uomo così pieno di vita, di progetti, di futuro, si sarebbe ammazzato?
Arriva il corteo funebre. In apertura, la moglie di Onorato, l’europarlamentare Francesca Donato, con i figli. Erano una coppia innamoratissima. La foto che la ritrae davanti alla macchina, con il corpo senza vita del marito, in lacrime, è un colpo al cuore che resterà impresso nella memoria. Francesca adesso è qui per dire addio ad Angelo in questo giorno di maggio. La chiesa è stracolma. Ci sono molte persone in piedi.
“Porto il saluto e il cordoglio dell’arcivescovo – dice don Filippo Sarullo, nella sua omelia -. Angelo era premuroso e disponibile. Ricordiamo il suo sorriso e la sua generosità, perché ha fatto del bene. Ricordo quando siete venuti per il venticinquesimo anniversario di matrimonio. Proprio stamattina ho riletto il suo messaggio affettuoso e allegro”.
“Cara Francesca quando ti assale l’immagine che hai visto quel giorno, pensa a Cristo risorto. Tu lo sentirai vicino e voi, cari figli, lo sentirete sempre vicino, il vostro papà. Nonostante le sofferenze e gli affanni, ora Angelo vive”.
Moglie e figli, tutti i familiari, portano il peso dello strazio. Un macigno. Sono in prima fila. Si abbracciano. Si fanno coraggio. Si sostengono. Il dolore è incoercibile. Ma anche loro, come altri che dicono addio, hanno l’amore che li sorregge. La comunità della Dc è qui. Per consolare.
Chi fa la comunione sosta per un attimo all’altezza delle panche. E sono ancora baci spediti con un gesto delle mani. E sono ancora carezze. Il saluto finale dei familiari è una richiesta di memoria e verità. “In questa città c’è troppo odio – dice Francesca Donato -. Ma c’è anche tanto amore. Dobbiamo ricordarcelo sempre e fare in modo che l’amore trionfi su questo odio maledetto. Angelo è già in Paradiso. Pregate perché ci sia verità e giustizia. Questa sarà la mia battaglia. Questa deve essere la nostra battaglia”.
E ancora: “Voglio ringraziare, con tutto il cuore come faccio, le forze dell’ordine, la squadra mobile, tutta la procura, la magistratura perché combattono ogni giorno per la verità la legalità e la giustizia”.
La Messa è finita. C’è il tempo per altre lacrime, all’uscita del feretro, sotto il sole di maggio. Ci sarà tempo per l’amore che resta.