Palermo, uccisero il marito e padre: vanno ai servizi sociali - Live Sicilia

Palermo, uccisero il marito e padre: vanno ai servizi sociali

L'uomo ucciso con 57 coltellate. Moglie e figli scarcerati

PALERMO – Salvatrice Spataro e i figli Mario e Vittorio Ferrera lasciano il carcere. Vi hanno trascorso quattro dei nove anni di condanna per l’ omicidio del marito e padre. Il Tribunale di sorveglianza di Palermo gli ha concesso l’affidamento in prova ai servizi sociali, accogliendo l’istanza degli avvocati Giovanni Castronovo e Simona Verde.

Furono loro, come ha stabilito una sentenza definitiva, ad uccidere Pietro Ferrera, 49 anni, con 57 coltellate, nel 2018, nella casa di famiglia, in via Falsomiele. Il fatto fu gravissimo ma agli imputati erano state concesse le attenuanti generiche ed era stata esclusa l’aggravante della crudeltà. L’omicidio avvenne nel contesto di una vita familiare da incubo scandita da soprusi, offese e umiliazioni. Per ultimo il marito avrebbe preteso di consumare un rapporto sessuale contro la volontà della moglie.

L’avvocato Giovanni Castronovo

Il primo colpo fu inferto dalla donna con un coltello da cucina, i figli sentirono le urla e si precipitarono nella stanza da letto armati pure loro di coltelli (lavoravano come macellai). Dissero che volevano soltanto difendere la madre. Temevano che il padre la stesse per uccidere. Pietro Ferrera tentò una reazione, aveva ferite alle braccia e alle mani, oltre a quelle nel collo e al torace. Fu raggiunto da colpi “micidiali”, alcuni inferti quando era già per terra e privo di sensi.

L’avvocato Simona La Verde

Nei giorni delle udienze amici e parenti si erano radunati per prendere le difese degli imputati. “Salvarsi la pelle non può essere un reato”, c’era scritto sulle loro magliette.

I legali avevano chiesto la riqualificazione del reato in omicidio preterintenzionale e il riconoscimento della legittima difesa. In primo grado gli imputati erano stati condannati a 14 anni, scesi poi a 9.

Il Tribunale di Sorveglianza – il magistrato estensore dell’ordinanza è Federico Cimò – sottolinea un “andamento dell’esecuzione della pena positivo sotto ogni profilo, in quanto la detenuta ha accolto in modo attivo e propositivo gli spunti di riflessione, tanto da far emergere cambiamenti maturativi, sintomo di una concreta rivisitazione critica del proprio vissuto”.
La terribile vicenda viene considerata”una manifestazione criminosa unica ed irripetibile”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’altro magistrato di Sorveglianza, Simone Alecci, che ha firmato il provvedimento per Mario e Vittorio Ferrera.
Educatori e assistenti sociali in servizio nel carcere Pagliarelli, hanno sottolineato che “malgrado il titolo di reato di cui si sono resi responsabili, hanno dimostrato di aver intrapreso un percorso di seria revisione critica dell’unico episodio delittuoso di cui si sono resi artefici, valorizzando in tal modo un giudizio prognostico di segno positivo sull’opportunità extramuraria prospettata, che appare davvero orientata a favorire il percorso di crescita dei ragazzi ed il definitivo allineamento ai principi di legalità e di corretta convivenza civile”.

Per Salvatrice Spataro, alla soglia dei 50 anni, Mario e Vittorio Ferrera, poco più che ventenni, concludono i legali “si apre dunque una nuova prospettiva di vita”.


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