Palermo, "violenza sessuale": condannato il neuropsichiatra Grasso

Palermo, “violenza sessuale”: condannato il neuropsichiatra Grasso

Il medico Marcello Grasso
Inflitti 9 anni e mezzo di carcere

PALERMO – Il Tribunale accoglie la ricostruzione della Procura della Repubblica. Il medico Marcello Grasso è stato condannato a 9 anni e mezzo per violenza sessuale nei confronti di tre pazienti. Tre in meno di quanti ne avesse chiesto il pubblico ministero Giorgia Righi. Per Grasso scatta anche l’interdizione per cinque anni dall’esercizio della professione.

Inizialmente il neuropsichiatra di 74 anni era stato denunciato da una donna, poi si aggiunsero i racconti delle altre due presunte vittime.

Non passa in primo grado la linea difensiva degli avvocati Vincenzo Lo Re e Fabrizio Biondo, secondo cui non sarebbe stata commessa alcuna violenza sessuale, quelli di Grasso erano percorsi terapeutici condivisi.

Le tre donne, parte civile con l’assistenza dell’avvocato Monica Genovese, riferirono di avere subito pesanti palpeggiamenti nelle parti intime. Durante le sedute nello studio di via Pasquale Calvi Grasso, fratello dell’ex presidente del Senato Piero, avrebbe fatto indossare anche costumi di burlesque alle pazienti. Due delle presunte vittime sono studentesse universitarie che non si accettavano fisicamente. Soffrivano di attacchi di panico

Il medico, secondo l’accusa, avrebbe approfittato della loro condizione di disagio psicologico. Proponeva un percorso “sensoriale” per “superare i problemi”, ma in realtà sarebbero stati dei palpeggiamenti.

Gli investigatori della squadra mobile, dopo la prima denuncia, avevano piazzato una telecamera nello studio del professionista. Grasso fu arrestato, poi gli vennero concessi i domiciliari e infine nel luglio 2023 Grasso è tornato libero.

La difesa non ci sta

La difesa non ci sta, da sempre convinta che fosse un percorso terapeutico. Circostanza che emergerebbe dalle parole delle stesse vittime. Una ragazza disse di “non volere sporgere alcuna denuncia poiché lei non ha mai ravvisato nel comportamento del dottore Grasso violenza sessuale”.

“Concordavamo sempre quello che avremmo fatto e alla fine della terapia sensoriale commentavamo ciò che era accaduto nei miei impressioni se è una strada giusta da percorrere o meno”, spiegò.

“Il dottore Grasso mi ha fatto dalle fotografie con il mio consenso non durante il balli – aggiunse – ma erano fatti legati all’aspetto della corporeità. Servivano per l’accettazione della mia immagine”.

La difesa ha citato anche il contenuto della conversazione, filmata con un cellulare, di una delle vittime con i familiari. “Voglio solo capire come possiamo farla pagare a questo pezzo di m..”, diceva il fratello.

La denuncia non sarebbe stata spontanea: “La ragazza omette volontariamente di fare riferimento alla propria disfunzione sessuale (il vaginismo ndr) ammessa alla cognata come reale motivazione di attività terapeutiche coinvolgenti la sfera sessuale”. Disse pure che “non si era opposta perché voleva capire dove volesse arrivare il dottore”.


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