PALERMO – Senza il pentito i delitti erano destinati a rimanere irrisolti. Sono due omicidi del 2007 e 2011 quelli su cui sta facendo luce Sergio Macaluso, ex reggente del mandamento mafioso palermitano di Resuttana.
Il 3 settembre di sette anni fa moriva Giuseppe Cusumano, 34 anni. Prima picchiato e poi freddato con tre colpi di pistola calibro 7,65. Il corpo fu ritrovato nell’atrio di una palazzina di via Filippo Testa, nel centro di Partinico. La vittima viveva di lavori saltuari in agricoltura e nell’edilizia. Nel 2001 era stato arrestato dai carabinieri che lo trovarono intento a prendersi cura di una piantagione di marijuana nelle campagne di Menfi, assieme al nipote del boss Giovanni Bonomo. Due mesi prima del delitto gli era stata bruciata la macchina. Forse un avvertimento. Evidentemente non ascoltato.
Giuseppe Lo Baido, 36 anni, piccolo imprenditore, fu assassinato il 13 luglio 2007, sempre a Partinico. I killer attesero che parcheggiasse il suo fuoristrada per esplodere tre colpi: uno in volto e due alla nuca. Già nel 2006 Cosa nostra aveva deciso di eliminarlo, ma la polizia intervenne appena ascoltò due uomini del pizzo che parlavano della sua condanna a morte. Prima che lo ammazzassero Lo Baido era stato negli Stati Uniti dove aveva incontrato il boss Francesco Nania e veniva considerato vicino al capomafia di Altofonte Mimmo Raccuglia.
Quando nei mesi scorsi lo hanno arrestato Macaluso innanzitutto ha svelato la sua vera identità: è il foglio del boss di Partinico Francesco lo Iacono ed è fratello di Maurizio che nel 2005 tentò la scalata al potere ma fu crivellato di colpi. Nello stesso blitz di Macaluso è stato arrestato il nipote Francesco Lo Iacono per un’intimidazione ai danni di un rivenditore di macchine. Ora lo zio lo tira in ballo per gli omicidi. “Mio nipote è stato accusato da me di due omicidi dove le armi mi sono state fornite da lui – ha raccontato il pentito di Resuttana lo scorso 27 aprile – un fucile a canne mozze e due pistole calibro 38 a canne rifatte, perché queste erano pistole giù usate mi disse… quando mi accorsi che la canna era stata cambiata gli dissi: ‘Francesco ma sta pistola mi scoppia nelle mani?’… e lui mi disse: ‘No già è stata provata… sono già state usate queste pistole’…. erano pistole della buon’anima di mio fratello”. E cioè di Maurizio Lo Iacono. Fu proprio per vendicare il fratello che il nipote lo avrebbe assoldato come killer: “Io mi sono trovato coinvolto in questi due omicidi per mandato suo perché mi disse che avevano ucciso mio fratello e che lui rischiava la vita e che l’avrei potuta rischiare anche io”. E così ci fu la reazione.