Pd scosso dal caso Chinnici, Barbagallo finisce nel mirino - Live Sicilia

Pd scosso dal caso Chinnici, Barbagallo finisce nel mirino

Segretario dem sotto attacco
LA POLEMICA
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PALERMO – L’addio dell’europarlamentare Caterina Chinnici al Pd, come prevedibile, accende gli animi e  fa tornare a galla malumori mai sopiti.

Le accuse ai dem, l’ira di Cracolici

C’è chi non apprezza il modus operandi nell’atto di fare le valigie e traslocare senza nessuna comunicazione ufficiale dopo due legislature a Bruxelles tra le file dei dem, chi non gradisce le accuse rivolte dall’ex magistrato al partito siciliano e chi ancora usa come una clava il clamoroso cambio di casacca per attaccare il segretario regionale Barbagallo. 

“Io da non iscritta avevo dato la mia disponibilità a correre, ma poi non ho avuto nemmeno il supporto di tutto il Pd”, è il passaggio dell’intervista al Corriere che più suscita l’ira dei dem siculi. “Sola nel Pd? Per la verità è stata lei a non aver sostenuto il Partito democratico e le forze del centro sinistra. Trovo insopportabile questo tentativo di gettare sul Pd l’evidente inadeguatezza della sua candidatura alla presidenza alle Regionali”, ruggisce il presidente della Commissione regionale Antimafia Antonello Cracolici.

Barbagallo: “Sono disgustato”

Non meno tenera la reazione del segretario regionale Barbagallo. “Fino a ieri erano soltanto voci e lo ritenevo stupefacente, solo fantapolitica. Ma oggi, dopo aver letto le sue parole virgolettate, sono basito, incredulo e persino disgustato. Apprendere a mezzo stampa di una scelta così complessa e delicata senza prima interloquire direttamente, non dico riservatamente, innanzitutto con il partito che le ha consentito di fare due legislature europee e che l’ha scelta come candidata alla presidenza della Regione siciliana, è innanzitutto una caduta di stile che non mi aspettavo da una persona come Caterina Chinnici, che dell’etica e della correttezza ha sempre fatto un biglietto da visita irrinunciabile”, dice. “Proprio lei, che dal PD aveva preteso e ottenuto l’esclusione dalle liste non solo di imputati ma anche degli indagati”, sottolinea.

Villari al vetriolo contro Barbagallo

Un tasto dolente, quello delle liste pulite, che qualcuno brandisce come una clava contro lo stesso Barbagallo.  In primis, uno egli esclusi eccellenti: l’ex segretario provinciale del Pd, Angelo Villari. “La vicenda che riguarda la Chinnici palesa l’incapacità di governo del segretario regionale del PD. Personalmente avevo espresso perplessità sulla candidatura alla presidenza regionale della Chinnici, sebbene l’abbia sostenuta con sofferenza alle primarie, ma quest’ultima fu imposta proprio dal segretario regionali che oggi deve fare i conti con le responsabilità politiche e umane delle proprie scelte”, dice Villari a Live Sicilia.

“Sono state queste determinazioni che hanno, infatti, innescato la parabola che ha portato il pd siciliano ad un risultato pessimo alle regionali, e ancor prima all’utilizzo strumentale della candidatura della Chinnici come foglia di fico per eliminare politicamente chi come me ed altri, in particolare Lupo e Bosco, hanno fondato questo partito”, dice. 

“Disgustose sono le scelte di Barbagallo”

“Pertanto, il predetto segretario, piuttosto che dichiarare il proprio disgusto in merito al passaggio della Chinnici a Forza Italia, punti il dito contro se stesso e liberi il partito da una gestione padronale e personalistica tutt’ora vigente che fin troppi dirigenti e attivisti in tutta la Sicilia mal sopportano.Io ne sono stato vittima attraverso una violenza sleale, inaudita ed ingiusta (premeditata?) che tanto danno ha prodotto al partito”, attacca Villari.

“Se c’è qualcosa di disgustoso in questa vicenda, quindi, sono proprio gli atti e le decisioni assunte dal segretario regionale del PD, che tradendo la storia di questo partito continua con la propria inadeguatezza ed incapacità a nuocere alla comunità democratica siciliana. E’ tempo dunque di liberare il Partito Democratico da chi lo concepisce come uno strumento per appagare le proprie ambizioni, piuttosto che come una comunità plurale che sin dalle origini gli ha dato forza, colpendo chi con grande coerenza ha fondato e sostenuto il partito in questi lunghi anni.

È chiaro che quanto portato avanti dal segretario regionale è stato soltanto l’occasione per eliminare competitor interni scomodi che gli facevano ombra”, dice l’ex segretario provinciale catanese che non ha potuto rinnovare la tessera del Pd (come da regolamento) perché dopo l’esclusione dalla lista decise di correre sotto le insegne di Cateno De Luca.

Raia e Rubino: “Barbagallo deve dimettersi”

Le parole di Villari fanno il paio con il post su facebook scritto dall’ex deputata regionale dem Concetta Raia. “Non doveva essere candidata alla presidenza della regione perché una scelta del genere non si matura in un giorno, e se ripenso alla campagna elettorale regionale, senza pathos, senza anima, senza un attacco vero al governo uscente mi vien da pensare che la signora Chinnici ci pensava già da un po’ a lasciare il partito”, scrive Raia che poi dà una stoccata a Barbagallo. “La colpa è sua certamente, ma soprattutto del segretario regionale, che l’ha voluta a tutti i costi candidata e a dispetto di qualsiasi altro ragionamento nel contempo si consumava (per convenienza) l’esclusione dalle liste di gente perbene, dirigenti seri nonché fondatori di questo Pd. Per tali ragioni, in un partito che si rispetti, il segretario regionale dovrebbe presentare le dimissioni dopo questo totale e assoluto fallimento”, conclude. A chiedere le dimissioni del segretario regionale è anche Antonio Rubino. “Sono stato cacciato dalla segreteria regionale perché dissentivo dalla linea politica che Barbagallo stava portando avanti. Credo che oggi il segretario regionale debba trarne le conseguenze e dopo le amministrava dimettersi ed avviare la stagione congressuale in Sicilia”, spiega. Parole che lasciano presagire che la resa dei conti interna al partito siciliano non è lontana. 


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