PALERMO – Non ci sono solo l’orrore e il degrado nella storia di chi, a Palermo, si faceva spezzare gambe e braccia per truffare le assicurazioni. Ci sono i numeri di un danno che pesa sulla collettività. Un danno stimato, a lungo termine, in sessanta milioni di euro.
Tra la prima e la seconda indagine, finanzieri e poliziotti, hanno calcolato circa 250 vittime di cui solo 92, almeno per il momento, sono state individuate. Gli investigatori stanno ancora spulciando e incrociando i dati per identificarle tutte. Dei 92 i casi più gravi sono quindici. Gente che, tra ricovero in ospedale e post dimissioni, ha accumulato 1042 giornate di assenza dal lavoro. Alcuni resteranno invalidi al 100 per cento e per tutta la vita. Altri hanno percentuali di invalidità inferiori. Questo significa che godranno, chi più e chi meno, di una pensione di invalidità o di un’indennità di accompagnamento. In teoria, nonostante la truffa, si tratta di costi che lo Stato, tramite l’Inps, deve accollarsi. In pratica i finanzieri stanno provando a bloccare le erogazioni.
Ci sono poi i costi ospedalieri. E sono notevoli, visto che 250 persone hanno ingolfato pronto soccorsi e reparti. C’è da dire che nessuno o quasi si era reso conto della strana incidenza di fratture negli incidenti stradali. Le cose sono cambiate dopo i primi arresti della scorsa estate. Il campanello di allarme è suonato in ospedale e nelle compagnie di assicurazioni costrette a pagare indennizzi per oltre due milioni di euro. Indennizzi che si ripercuotono sui prezzi delle assicurazioni pagate dai cittadini.
Alla fine, ultimati i conteggi, sono gli stessi investigatori a stimare un danno complessivo che negli anni futuri raggiungerà i 60 milioni di euro.