CATANIA – Tre associazioni, Volerelaluna, la Lipu di Catania e il WWF Catania – Sicilia nord-orientale, bocciano il nuovo Piano regolatore portuale di Catania, che nei prossimi giorni passerà al vaglio del consiglio comunale. Il documento segue le perplessità espresse da Confcommercio e dal PD.
Le associazioni ricordano l’importanza del Prp, predisposto dall’Autorità di Sistema Portuale della Sicilia Orientale, dato che il porto è un’infrastruttura strategica per lo sviluppo economico e commerciale della città, “un fattore fondamentale e parte integrante della stessa identità storico-culturale di Catania”.
L’importanza del piano
“È di tutta evidenza come uno sviluppo armonico e integrato fra le attività portuali e la vita cittadina possa rappresentare una grande opportunità di crescita e sviluppo e di un nuovo rapporto tra la città e il suo mare – scrivono le associazioni -. Ci si domanda pertanto se la proposta attualmente in corso possa rispondere adeguatamente a queste esigenze e alle aspettative che i cittadini possono nutrire”.
Ma le associazioni rispondono di no, per “aspetti formali-procedurali” e “importanti problematiche di merito”. Questioni già evidenziate nella relazione presentata nell’ambito della procedura di VAS. Vengono segnalate quattro “criticità”.
Competenza territoriale e logica “di sistema”
Ci sarebbe un problema di “competenza territoriale”, perché il piano coinvolgerebbe “anche aree che non appartengono alla attuale circoscrizione territoriale del Porto di Catania”; come parte della scogliera dell’Armisi.
Una seconda criticità sarebbe di “logica di sistema”. Nonostante nel sistema portuale del mare della Sicilia Orientale siano stati inclusi i porti di Pozzallo e Siracusa, oltre a Catania e Augusta, il nuovo piano non ne terrebbe conto.
“La legge prevede infatti che i PRP dei singoli porti facenti parte del sistema portuale siano approvati dopo che il DPSS sia aggiornato tenendo conto dei porti di Siracusa e Pozzallo. Certamente alcune esigenze (pure espresse nel nuovo PRP), in una logica di sistema potrebbero trovare soluzioni più congeniali e produttive utilizzando, ad es., le vaste aree portuali e retroportuali, disponibili e sotto utilizzate del porto di Augusta”, scrivono ancora le associazioni.
Il piano comporterebbe “gravi danni ambientali”. “In riferimento dell’estensione portuale a Nord 2 riteniamo grave la previsione di una nuova darsena o di porto turistico che coinvolge una parte della scogliera dell’Armisi, uno dei tratti di mare di maggior pregio della città dal punto di vista paesaggistico e ambientale”, scrivono.
I “gravi danni ambientali”
“I danni che deriverebbero da una simile iniziativa speculativa – affermano ancora – sarebbero enormi sul piano ambientale e in merito al rapporto con la città, con il versamento a mare di circa mezzo milione di metri cubi di materiale per le nuove banchine e il nuovo molo. L’ecosistema marino sarebbe così compromesso e si creerebbe un’isola di calore a tutto svantaggio delle condizioni climatiche della città e si avrebbe la scomparsa di alcune delle straordinarie grotte laviche”.
L’”eccesso di cementificazione”
Il piano comporterebbe inoltre un “eccesso di cementificazione”. Desterebbe grande preoccupazione “la previsione nel PRP di una quantità enorme di nuove edificazioni, previste nelle norme tecniche di attuazione, di cui non viene giustificata in alcun modo la necessità”.
Per le associazioni si edificherebbe “un volume spropositato”, pari a otto volte il volume esistente, “3.571.629 mc”. “Qualcosa come inserire un grosso quartiere o un’intera realtà urbana all’interno di un’area portuale che insiste a poche centinaia di metri dal centro storico di Catania, con tutto ciò che ne deriva in termini di consumi energetici, inquinamento e in generale di sostenibilità ambientale”, scrivono ancora.
Per queste ragioni viene chiesta una nuova proposta, “con l’avvio della relativa nuova procedura, come peraltro già richiesto da autorevoli associazioni imprenditoriali”.