Condannati boss ed estorsori | Per Gino "'u mitra" pena di 16 anni - Live Sicilia

Condannati boss ed estorsori | Per Gino “‘u mitra” pena di 16 anni

Luigi Abbate, detto "Gino 'u mitra"

La sentenza della Corte d'appello sui presunti componenti del mandamento mafioso di Palermo centro.

mafia, Palermo
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PALERMO – La Corte d’appello di Palermo ha condannato cinque tra boss ed estorsori del mandamento mafioso di Palermo centro. La pena più alta, 16 anni, è stata inflitta al capomafia del quartiere Kalsa Luigi Abbate, detto “Gino ‘u mitra”. In primo grado ne aveva avuti 21. A 9 anni è stato condannato Salvatore Ingrassia, a 7 anni Valerio Mendola e a 4 anni e sei mesi Serafino Dolce. Sei anni e due mesi la pena inflitta invece a Ivano Parrino.

Erano stati tutti arrestati nel 2011 durante l’operazione dei carabinieri denominata Hybris. Da Pagliarelli a Porta Nuova, compreso il popolare quartiere del Borgo Vecchio. I militari misero in ginocchio la mafia di una grossa fetta della città di Palermo. Una trentina le persone arrestate. Quello di oggi è il troncone del processo celebrato con il rito ordinario. Tutti gli altri hanno scelto l’abbreviato. L’inchiesta del Reparto operativo e del Nucleo investigativo del Comando provinciale dei carabinieri ricostruirono la rete del pizzo e la catena di connivenze che aveva protetto la latitanza di Gianni Nicchi. Mentre gli davano la caccia, il giovane boss trascorreva le vacanze a San Vito Lo Capo e ad Amantea, in Calabria, in compagnia della fidanzata e del figlio.

Venne fuori, ancora una volta, lo spaccato di un’economia mortificata dal racket. E venne fuori pure il nome di Luigi Abbate, alias “Ginu u’ mitra”, soprannome affibbiatogli negli anni in virtù della sua abilità nell’uso delle armi. Abbate è un uomo d’onore di lungo corso. Di lui hanno parlato pentiti come Francesco Marino Mannoia, Pino Marchese, Gaspare Mutolo e Giovanni Drago.

Sul suo curriculum criminale vanta due sentenze passate in giudicato per associazione mafiosa ed estorsione. Era stato scarcerato il 27 maggio 2010. Un anno dopo era di nuovo in cella, accusato di essere a capo della famiglia mafiosa del Borgo Vecchio ma con mire espansionistiche che guardavano al suo quartiere d’origine, la Kalsa, in contesa con un altro boss, Salvatore Lauricella, “U Scintilluni”, catturato qualche mese dopo Abbate.


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