Politici, boss e “colletti bianchi” |Inizia l’appello di “Iblis” - Live Sicilia

Politici, boss e “colletti bianchi” |Inizia l’appello di “Iblis”

L'udienza in corso davanti alla Corte d'Appello

Il rito abbreviato si era concluso con una pioggia di condanne e con l’assoluzione per insufficienza di prove dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per l’ex deputato regionale in quota Pdl e Grande Sud Giovanni Cristaudo

CATANIA – Sono ritornati in aula davanti la Corte d’Appello presieduta da Elivira Tafuri (a latere Fichera e Dagnino) alcuni tra gli imputati del processo denominato “Iblis”, nome che prende origine dall’operazione condotta nel 2010 dal Ros dei Carabinieri che aveva tolto il velo su affari e rapporti che per quasi un decennio hanno caratterizzato la Sicilia orientale a stretto giro tra Cosa nostra, esponenti politici e mondo imprenditoriale. Estorsioni, movimento terra oltre alla realizzazione del centro commerciale “Centro Sicilia” in contrada “Tenutella” sono solo alcuni tra i principali intrecci che hanno legato gli esponenti della famiglia Santapaola-Ercolano a diversi colletti bianchi.

Il processo svolto in primo grado con le modalità del rito abbreviato, si era concluso con oltre 200 anni di carcere con accuse che andavano dall’associazione mafiosa, concorso esterno e intestazione fittizia di beni. Tra i condannati l’imprenditore nel settore edile e movimento terra Franco Costanzo (20 anni) “pagnotta” ritenuto “il referente dell’organizzazione mafiosa nell’area di Palagonia (CT)”, oltre ad essere citato dall’ex reggente operativo Santo La Causa, poi diventato collaboratore di giustizia, come uno degli uomini che prima del suo arresto ne curarono la lunga latitanza in una masseria adiacente la Catania-Gela. Ad essere condannato (18 anni e 9 mesi) in primo grado anche Francesco Arcidiacono “u salaru” definito dal collaboratore di giustizia Eugenio Sturiale “il braccio destro di Aldo Ercolano”.

Nella lunga lista sono finiti anche numerosi uomini politici. Oltre a Giovanni Cristaudo, ex deputato regionale in quota Pdl, poi transitato nel partito di Gianfranco Miccichè su cui pendeva una richiesta di condanna a 8 anni e 8 mesi poi caduta per insufficienza di prove con formula dubitativa sono stati condannati Francesco Ilardi (8 anni), ex consigliere comunale dell’Mpa di Ramacca, Antonino Sangiorgi (10 anni) ex consigliere provinciale di Palagonia (CT) in quota Udc prima e Pid poi. Quest’ultimo venne più volte fotografato dalle telecamere del Ros insieme ad un altro politico, l’ex deputato regionale Fausto Fagone (imputato nel rito ordinario), all’interno del distributore Agip del boss Rosario Di Dio. Sull’ex uomo delle istituzioni secondo il Gip Santino Mirabella che ne ha disposto la condanna non ci sarebbe alcun dubbio “non si istilla – scrive nella sentenza – nemmeno una goccia di dubbio circa il modo in cui egli abbia palesemente sfruttato il suo ruolo anche per favorire i suoi interessi oltre a quelli dell’associazione mafiosa”.

Nove anni e quattro mesi invece è stata la condanna inflitta in primo grado al geologo autonomista Giovanni Barbagallo. Definito nella sentenza “il grimaldello” per la sua capacità, forte del suo ruolo, di rapportarsi con le pubbliche amministrazioni, rappresentante “di quella specifica zona grigia sulle quali si sono sviluppate le indagini”. Il rapporto più controverso è però quello con il mondo politico. Barbagallo venne fotografato più volte sotto l’ex segreteria politica di viale Africa del Movimento per le Autonomie oltre ad essere stato candidato alle regionali nella lista “Democrazia Europea”. Al centro dell’inchiesta è finita anche l’abitazione rurale del geologo, luogo dove le cimici hanno spesso intercettato summit tra i pezzi da novanta della mafia catanese. Nella campagna venne pure organizzato un pranzo conviviale, risalente al 4 maggio 2008, a cui prese parte l’ex parlamentare Angelo Lombardo. Con loro quel giorno c’era anche un altro condannato del processo Iblis, l’ex sorvegliato speciale Alfio Stiro.

Nell’udienza odierna il Pg, Gaetano Siscaro ha chiesto la sospensione dei termini di custodia cautelare per gli imputati detenuti ed è stato inoltre disposto il rinvio a settembre per l’acquisizione del vasto materiale probatorio. Ad essere ascoltati nei prossimi mesi, il giudice si è riservato la decisione, potrebbero essere anche i collaboratori di giustizia Paolo e Giuseppe Mirabille oltre a Santo La Causa, le cui dichiarazioni già acquisite nel processo abbreviato di primo grado si sarebbero arricchite di nuove scottanti rivelazioni.

 


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