"Il Ponte sullo Stretto si deve fare, vi spiego perché"

“Il Ponte sullo Stretto si deve fare, vi spiego perché”

Intervista a Raffaele Bonsignore. Tra necessità e falsi miti.

Presidente Bonsignore, cosa sarebbe il Ponte sullo Stretto?
“La dimostrazione, finalmente, di una volontà di rimuovere gli ostacoli allo sviluppo economico e sociale della Sicilia. Ci sono due articoli della Costituzione, uno sull’insularità, che riconoscono la fondatezza sacrosanta di questo principio”.

C’era una volta il Ponte di Messina ‘clandestino’. Strombazzato dai governi, discusso, ma inchiodato alla sua non nascita e, infine, messo ai margini del discorso, come la Sicilia, isola concreta e metafisica che si può vedere alla stregua di un Titanic in lontananza, se uno non è salito a bordo. Ora, dell’opera si parla davvero. E’ nei pensieri del centrodestra governativo. L’avvocato Raffaele Bonsignore (nella foto di Mike Palazzotto), presidente di Fondazione Sicilia, ne può parlare per antica cognizione di causa.

Dunque, è ottimista?
“Per la prima volta si sottolineerebbe, se le cose andranno come devono andare, che c’è la volontà di fare crescere il Sud. L’Italia è un Paese formalmente unito, ma dobbiamo prendere atto della circostanza che siamo rimasti indietro rispetto ad altre sue parti. La Sicilia è una delle regioni con i più bassi prodotti pro capite, il 37 per cento dei suoi giovani non studia e non lavora. Da un recente lavoro della Fondazione Ambrosetti risulta che il 42 per cento dei siciliani è a rischio povertà. Significa che le politiche, per noi e per il Meridione, sono state tutte sbagliate”.

E il Ponte?
“Sarebbe una svolta vera e simbolica che correggerebbe la rotta di errori strategici. Ma scusi a lei pare normale che per completare i centonovanta chilometri della Palermo-Messina ci siano voluti trentasei anni? E che da noi prendere il treno sia una avventura le pare giusto, perché l’alta velocità è rimasta una chimera? E che non ci siano agevolazioni per le isole minori…”.

No, non mi pare né normale, né giusto.
“Appunto, però ce ne stiamo tutti in silenzio, noi siciliani. Quando dovremmo crescere sotto il profilo della responsabilità sociale. Sa cosa è insopportabile?”.

Cosa?
“L’idea veramente assurda che il Ponte non si debba fare, perché prima si deve fare altro. E’ il caposaldo di una idiozia che ha frenato ogni forma di sviluppo, bloccando tutto. E poi nessuno ci ha mai detto: scegliete questo o quello… Abbiamo diritto all’autostrada,alle ferrovie e al Ponte che sarà un magnifico moltiplicatore per agevolare il resto. Non ha senso costruirlo, se poi non ci passano sopra treni ad alta velocità e se non si realizza un sistema per attrarre investimenti”.

Il dibattito, come quello organizzato da voi e dalla Fondazione Magna Grecia, al Teatro Massimo, sottolinea una certa attenzione.
“Sì, ci sono tante persone di qualità interessate a quella svolta. Si chiede ciò che è dovuto, chiediamo i diritti a cominciare da un impegno che sarà foriero di lavoro e occupazione. Tutta l’Italia dovrebbe essere ricca e solidale”.

E se il Ponte fosse stato realizzato cinquant’anni fa?
“Lo scenario sarebbe stato differente. Ma il passato è passato. La Sicilia è una terra bellissima, con opportunità importantissime. Ce la immaginiamo cosa sarebbe, se fosse anche più facilmente raggiungibile?”.


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