Posti Covid, assunzioni e ritardi: "Basta allarmismo, il sistema regge"

Posti Covid, assunzioni e ritardi: “No agli allarmismi, il sistema regge”

“Nessuno è rimasto senza assistenza”, dice Renato Costa, commissario per l'emergenza a Palermo. I piani della Regione

PALERMO – “Nessuno finora è rimasto senza posto letto”, dice Renato Costa, commissario per la gestione dell’emergenza Covid nella provincia di Palermo. I posti negli ospedali, specie quelli in terapia intensiva, sono la spia della capacità di reagire e contenere la seconda ondata della pandemia.

Quelli in terapia intensiva disponibili (non ad esclusivo uso Covid) sono in totale 538. Prima che scoppiasse la pandemia erano 418, la Regione ne ha programmati altri 301, dei quali finora solo 120 realizzati. Al momento i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 117, la soglia critica viene individuata in 175.

Renato Costa, commissario per l’emergenza Covid a Palermo

E se ci fosse un’impennata repentina? “La rete ospedaliera ha già a disposizione altri posti letto”, spiega Costa. Subito? “Sì, subito pronti quando e se ci sarà necessità di intubare un paziente Siamo in grado di raddoppiare i posti”.

Costa non accetta che si traccino scenari da catastrofe. Emergenza sì, ma paura no. Anzi diffida dall’allarmismo perché “non serve a tutelare la collettività”. E ricorda che “nonostante sia aumentato di molto il numero dei contagi in Sicilia, ed è sotto gli occhi di tutti, sono stati sempre trovati i posti letto necessari per i casi da ospedalizzare”, senza dimenticare “le sistemazioni alternative dei Covid Hotel e delle Rsa riconvertite”.

La soglia critica dei 175 posti in terapia intensiva è per fortuna ancora lontana, le parole di Costa sono rassicuranti, ma gli intoppi nella sanità siciliana ci sono. Basta vedere le file e gli intasamenti nei pronto soccorso siciliani.

“Iniziano a mancare i posti letto Covid ma non quelli di terapia intensiva di cui c’è ancora disponibilità – spiega Angelo Collodoro, del Cimo -. La sanità siciliana difetta di quelle strutture intermedie tra l’ospedale e il domicilio senza le quali si finisce con il ricoverare soggetti che non avrebbero bisogno di un contesto ospedaliero, ma vanno monitorati. Ci chiediamo perché non si è fatta una programmazione in questi mesi”.

Il decreto rilancio ha assegnato alla Sicilia le risorse, 128 milioni di euro, per realizzare 301 nuovi posti di terapia intensiva. Finora ne sono stati realizzati soltanto 120. Si attende che si sblocchi il piano finanziato da Roma. Sembrerebbe che il governo nazionale abbia definito ieri il quadro degli appaltatori e siglato i contratti con le imprese.

Adesso potranno entrare in gioco la Regione e il governatore Nello Musumeci che per attuare il piano ha scelto l’ex dirigente Tuccio D’Urso. La Regione prevede di allestire trentadue strutture in tutto il territorio siciliano che faranno capo a 2 o 3 hub, fra cui il Cervello a Palermo e il San Marco a Catania.

Certo i normali tempi per la costruzione delle opere pubbliche in Italia, e in Sicilia in particolare, scoraggiano e fanno a pugni con la necessità di fare presto visto il costante aumento dei contagi. Dalla Regione però si dicono pronti ad un’operazione mai vista prima con operai al lavoro su tre turni, h 24, per allestire le nuove strutture entro fine gennaio. Fare in tre mesi ciò che non è stato fatto in decenni, una scommessa ardua ma un titolo di credito, seppure molto generoso, va concesso a tutti.

Fino al 31 gennaio si dovrà fronteggiare la pandemia con il piano dell’assessore Ruggero Razza, non ancora ultimato però, che prevede la rimodulazione di 2500 nuovi posti di degenza ordinaria, 250 di rianimazione e altrettanti in sub intensiva. È in tanti ospedali di provincia che è già partita la ricerca di nuovi posti per la rete Covid che andrebbero a alleggerire la pressione che si regista altrove.

In quali ospedali? Si parla di Acireale, dove però i sindaci della zona non vogliono la riconversione in struttura Covid, e Petralia Sottana dove sono gli stessi membri del Cts ad esprimere dubbi. Dubbi che però devono essere stati superati visto che l’ultimo aggiornamento indica in mercoledì prossimo il giorno di apertura.

C’è poi il capitolo personale. Garantire l’assistenza sia nei nuovi reparti Covid che per tutte le altre cure, che non possono e non devono fermarsi, significa assumere medici, infermieri e tecnici. La carenza di personale non è un fatto nuovo, ma ora si avverte molto di più: “Lo diciamo da anni – spiega Collodoro -, e il governo Musumeci non è in carica da ieri. Anche su questo fronte ora si deve correre ai ripari perché non c’è stata programmazione”. E adesso si è costretti a ricorrere agli specializzandi, anche in ruolo delicati come la rianimazione, e ai contratti di collaborazione per fronteggiare l’emergenza.

“Quando servirà il nuovo personale sarà operativo”, aggiunge Costa mantenendo un profilo di prudenza e ottimismo: “Non possiamo mandare un anestesista in un reparto che al momento non c’è perché non serve”. Nel frattempo racconta che l’Asp di Palermo proprio ieri ha assoldato cento persone con contratti Co.co co. Stessa cosa dovrebbe avvenire la prossima settimana all’Asp di Catania.

Sono operatori che potrebbero essere impiegati, ci si sta ragionando, in un progetto alternativo di assistenza domiciliare per evitare l’ospedalizzazione di chi non ne ha bisogno. Bisogna monitorare e curare le persone a casa. Anche perché le quarantene casalinghe sono destinate ad aumentare alla luce del piano regionale che prevede di arrivare all’ambizioso, forse troppo, tetto di 35 mila tamponi al giorno.

L’obiettivo è trovare i positivi asintomatici o scarsamente asintomatici ed evitare che diffondano il contagio. Ieri è entrato in funzione il drive in allestito alla Fiera del Mediterraneo, a Palermo. Lo screening di massa è stato destinato nel primo giorno al personale scolastico. Risultati: 900 tamponi e 50 positivi.


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