Precari, occupazioni e monetine... | Non è una Sicilia per i 'normali' - Live Sicilia

Precari, occupazioni e monetine… | Non è una Sicilia per i ‘normali’

Dagli ex Pip alle case popolari. Il nonsenso di una terra che ricorda un film surreale.

La finanziaria
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Com’è davvero questa Sicilia del gioco dell’oca che alterna governanti, governi, eroi della rivoluzione in transito, uomini di fatica e per i bassi servizi, dando sempre l’idea della medesima casella di partenza? Per surrealismo richiama un po’ – senza offesa – l’allucinato killer di ‘Non è un Paese per vecchi’, con la sua follia, talmente scombiccherata, da risultare sinistramente logica. Una terra venata da una sceneggiatura dell’assurdo che l’abitudine ha reso consueta. L’origine di una sofferenza continua per quei conterranei che, a forza di desideri normali, nell’Isola capovolta, appaiono ai più irrimediabilmente pazzi.

Prendiamo per esempio una, purtroppo vasta, categoria di penitenti: i siciliani ‘giovani, meritevoli e disoccupati’, definizione che – nella nostra economia di guerra – copre un arco dai venti ai cinquant’anni. Ebbene, costoro hanno studiato, con un gravoso impegno dei genitori, hanno appeso a una parete l’agognato pezzo di carta, conoscono una lingua straniera, si aggiornano, avrebbero l’ambizione di vivere con dignità.

E come avranno reagito, scorrendo le cronache, nell’apprendere della sorte di quasi tremila ex Pip che, da precari, sono stati assorbiti dalla Resais, società della Regione? Per carità, nessuno vuole gettare la croce su padri di famiglia che avranno, finalmente, uno stipendio, dopo anni di sussidi. Quella era una situazione intollerabile, oltretutto gli ex Pip coprono segmenti importanti per cui sono essenziali.

Ma è proprio il paradigma di sottofondo a rammentare, in via di metafora, i nonsensi del killer che lascia roteare una monetina sul bancone dell’attonito titolare di una stazione di servizio, in una celebre scena di quel film. Come si conquista il trofeo del posto pubblico nella Regione che non è il calco della normalità? Attraverso un cammino umiliante, di sospiri a tempo determinato, di angosce, di paura per il domani. Un reticolato della precarietà che, al compimento di una lunga traversata, conduce un ormai ex ragazzo, alla soglia dei cinquant’anni, nella culla della prima garanzia disponibile.

Così si trattano i sudditi. I cittadini avrebbero diritto a concorsi, a verifiche, a prove all’altezza, per consacrare lo sforzo di studi e di impegni, a un ingresso dalla porta che non rassomigli allo stratagemma di una finestra. Invece, la moneta che gira e rigira sembra l’unico criterio valido, lo spartiacque delle provvidenze e delle sopravvivenze.

E quei disoccupati, meritevoli, etc etc… cosa diranno mai al cospetto degli eserciti che il potere – ogni potere, di destra, di sinistra, di su e di giù – colleziona discrezionalmente nei suoi palazzi, tramite consulenze e incarichi delle più svariate forme? Niente da osservare sulle competenze, sicuramente solide, prefazione di arruolamenti legittimi, dei prescelti. Qualcosa da eccepire ci sarebbe, chissà, sul meccanismo della selezione che, in qualche caso, può sottintendere una cruda morale della favola. Se sei un titolato di grado semplice, senza accesso alle anticamere dei potenti, non avrai mai scampo, né ristoro. Hai scoperto la cura per l’alopecia? Bravissimo, ma chissenefrega…

E i medesimi banconisti dello stupore come valuteranno – sempre dando per ferma la presunzione d’innocenza – i sussurri e le intercettazioni, a corredo di una nota inchiesta, in cui si narra – secondo le accuse – di presunti intrecci tra formazione e sanità, di assunzioni potenziali, di relazioni strette e di favori amichevoli? Ampia facoltà di replica agli interessati, amplissimo il garantismo che non condanna in mancanza di una sentenza definitiva. Ma è tutto l’andazzo della casistica che allude, a prescindere da eventuali risvolti giudiziari, alla fisionomia di una Sicilia senza porte.

Altri casi di scuola si narrano a margine del gioco dell’oca. Nelle giornate della Finanziaria, è stata approvata una sanatoria per cui – come abbiamo raccontato nel resoconto dei lavori d’aula – oltre 3700 famiglie palermitane potranno ottenere legittimamente una casa di edilizia pubblica, regolarizzando la propria posizione di occupanti con un meccanismo di compensazione, se possiedono i requisiti per l’inserimento in graduatoria.

Pure nella presente circostanza, non sarebbe generoso maramaldeggiare contro persone spesso bisognose al limite dell’abisso. E non ha tutti i torti il sindaco Leoluca Orlando quando parla di “fuoriuscita dall’illegalità”. Tuttavia, il dubbio viene egualmente: come si sentiranno coloro che, nelle medesime condizioni di bisogno, da figure esemplari, non hanno mai occupato alcunché? Si considereranno un poco fessi? Un poco sconfitti? E chi potrebbe dargli torto? Monetina, monetina…

Fessi come una quota valorosa dei siciliani che non ha mai cercato una scorciatoia o un usciere delle anticamere. Sconfitti come i puri che hanno visto nell’Isola capovolta una patria da ribaltare in meglio, non una cartolina per le vacanze e nemmeno la sputacchiera di tutti i risentimenti. Non è un Paese per gli eroi. Non è una Sicilia per i siciliani indomiti e tartassati. Il lancio della moneta sovrintende carriere e destini sul bancone delle convenienze. E la morale non cambia mai. “Qual è la cosa più grossa che hai perso a testa o croce?”.


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