I sequestri, il caos, le retromarce | Ecco l'effetto Saguto - Live Sicilia

I sequestri, il caos, le retromarce | Ecco l’effetto Saguto

E' presto per fare statistiche, ma la restituzione dei beni al gruppo Ponte è il segnale del lavoro di analisi del passato che si sta portando avanti nella cabina di regia del Tribunale che si occupa dei beni sequestrati. E intanto bisogna valutare anche le misure proposte dalle nuove indagini. Nella foto Silvana Saguto, ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale

PALERMO – “I sequestri non sono stati resi secundum legem”. Ecco perché la nuova sezione delle Misure di prevenzione del Tribunale ha restituito tre noti alberghi di Palermo al gruppo Ponte. In soldoni, il vecchio collegio, allora presieduto da Silvana Saguto, oggi indagata e sospesa, non ha operato in maniera conforme alla legge.

Il provvedimento andava emesso a carico del soggetto ritenuto socialmente pericoloso, e cioè il costruttore Francesco Paolo Sbeglia che nel marzo 2015 era detenuto. Ed invece i giudici tennero fuori Sbeglia, limitandosi a citare in giudizio i rappresentanti legali delle società Delta finanziaria spa, F.Ponte spa, Makella tour srl e Vigidas srl a cui fanno capo gli hotel Astoria Palace di via Monte Pellegrino, del Vecchio Borgo di via Quintino Sella e del Garibaldi di via Emerico Amari.

Un errore procedurale che secondo il presidente Giacomo Montalbano e il giudice estensore Giovanni Francolini rende “superfluo” entrare nel “merito della proposta di confisca”. Non serve neppure analizzare quegli elementi che, scrive il collegio, “denotano la sussistenza di strette relazioni fra il gruppo Ponte e gli enti nella disponibilità di Francesco Paolo Sbeglia e dei suoi congiunti; nonché per il compimento di operazioni commerciali che depongono nel senso della ricorrenza di talune cointeressenze”. Da qui il dissequestro chiesto per altro dalla stessa Procura della Repubblica che aveva fatto le indagini patrimoniali. “Nel processo non è emerso alcun condizionamento mafioso”, hanno sostenuto gli avvocati Massimo Motisi, Vincenzo Lo Re, Remo Dominici, Santi Magazzù e Walter Iadiccio.

Il sequestro Ponte faceva parte della mole di lavoro che sta impegnando i nuovi giudici. Il caso Saguto, al di là degli esiti che avrà l’inchiesta penale, ha già provocato i suoi effetti. Si è dovuto cercare di mettere a regime l’intera sezione, tra cumuli di fascicoli. Il presidente Montalbano sta dirigendo i lavori in un cantiere dove bisogna fare ordine anche dal punto di vista amministrativo. Nel frattempo deve guardare con attenzione alle decisioni prese in passato per confermare o meno i provvedimenti emessi dal vecchio collegio. Di recente è caduto un pezzo del sequestro subito dal ragioniere ed ex deputato di Villabate Giuseppe Acanto, poi quello che colpiva Giuseppe Corradengo, un imprenditore su cui era piovuta l’accusa di essere in combutta con i mafiosi dell’Acquasanta, infine sono stati tolti i sigilli alle imprese agricole di Giovanni Simonetti. In ballo c’è la vicenda dei beni Rappa con una grossa parte del procedimento che è stata bocciata dalla Cassazione.

È presto per fare statistiche, le “restituzioni” potrebbero essere fisiologiche nello scontro fra accusa e difesa. Il punto è che nella mole di lavoro che impegna il collegio nel dopo Saguto ci sono pure le nuove proposte che aspettano di essere vagliate. La nuova sezione sta facendo gli straordinari per scongiurare il rischio che il passato rallenti la nuova attività. Perché resta valido il principio che la lotta alla mafia si fa, anche e soprattutto, colpendo i patrimoni accumulati illecitamente.


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