Palermo, dal caso Saguto all'eredità: legali e amministratori assolti

Dal caso Saguto all’eredità contesa: avvocati, amministratori e prof assolti

Tra gli imputati anche Walter Virga

PALERMO – Assoluzioni e prescrizioni al processo che ruotava attorno all’eredità di un ricco possidente. Assolti nel merito perché il fatto non sussiste il professore di Diritto privato Luca Nivarra (la richiesta di pena era cinque anni e mezzo) e l‘avvocato ed ex amministratore giudiziario Walter Virga (richiesta due anni). Prescrizione per Nivarra e l’avvocato Fabrizio Morabito (richiesta di cinque anni). Erano assistiti dagli avvocati Enrico Sorgi, Lillo Fiorello e Giovanni Di Benedetto. La sentenza è del Tribunale presieduto da Fabrizio La Cascia.

Il testamento impugnato

Il testamento di Bartolomeo Sapuppo fu impugnato e il Tribunale lo annullò. Durante la procedura emersero le presunte irregolarità. Nivarra nel 2006 era stato incaricato dal Tribunale civile di occuparsi di una settantina di appartamenti. Nel 2014 aveva passato il testimone a Morabito, di cui avrebbe suggerito il nome al Tribunale. Nello stesso anno il testamento fu annullato per “incapacità del testatore”.

I soldi spariti e restituiti

L’amministratore provvisorio dovette restituire i beni agli eredi. Dall’analisi contabile emerse che i due legali si sarebbero appropriati di oltre 87 mila euro di affitti pagati in contanti dagli inquilini e mai versati sul conto corrente. Questa ipotesi è stata riqualificata in appropriazione indebita e il tetto temporale della prescrizione si è abbassato. Nel corso delle indagini Morabito, che diede la colpa agli inquilini morosi, ha prima restituito 67 mila euro che disse di avere trovato tra i carteggi della gestione. Poi effettuò diversi bonifici sul conto corrente della procedura per quasi 99 mila euro.

Virga e l’incrocio con Saguto

Le indagini si sono incrociate con quelle del caso Saguto, dal nome dell’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Nel 2014 Virga (assolto nel processo che si è chiuso con la condanna dell’ex magistrato) fu nominato da Silvana Saguto amministratore giudiziario del patrimonio degli imprenditori Rappa. Quindi scelse Nivarra per delle consulenze pagate 15 mila euro. Un incarico fittizio, secondo l’accusa, e svolto solo sulla carta. I Rappa si erano costituiti parte civile così come gli eredi Sapuppo. I legali annunciano ricorso in appello.


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