PALERMO – Dopo la riapertura del processo in seguito al rinvio della Cassazione la corte d’appello di Palermo conferma nuovamente le condanne inflitte a otto esponenti dei clan mafiosi ed estorsori nel processo scaturito dalla maxi operazione Addiopizzo.
Nel dettaglio, la corte ha condannato a sedici anni Massimo Giuseppe Troia, tredici anni e quattro mesi per Luigi Bonanno, dodici anni per Francesco Paolo Di Piazza, dieci anni e quattro mesi per Gaetano Fontana, nove anni e quattro mesi per Giovanni Battista Giacalone, Vittorio Bonura e Rosolino Di Maio, tre anni infine per Francesco Paolo Liga.
L’accusa era sostenuta da Annamaria Picozzi, pm applicata in corte d’appello. Il processo era stato rinviato a un’altra sezione della corte d’appello dalla Cassazione che aveva posto il problema della sussistenza o meno dell’aggravante di riciclaggio.
Gli otto condannati sarebbero stati parte integrante dell’esercito del racket che negli anni a cavallo tra il 2006 e il 2007 misero sotto ricatto centinaia di commercianti del centro città. Ed è solo l’ultimo dei tronconi di un processo che ha già visto condannare decine di presunti mafiosi. Il maxi blitz, infatti, smantellò la cosca dei boss di San Lorenzo.
Gli investigatori decriptarono gli ultimi segreti trascritti nei pizzini trovati nel covo di Giardinello, dove fu arrestato lo Piccolo. Emergeva lo spaccato di tutti i reati tipici del repertorio mafioso: dalle estorsioni al traffico di droga, dall’intestazione fittizia di beni alla detenzione di armi, tutte le attività che, insomma, rimpinguavano le casse di Cosa nostra. Quella del pizzo, soprattutto.
