Lombardo, udienza rinviata ma in aula spunta il gotha della procura catanese - Live Sicilia

Lombardo, udienza rinviata ma in aula spunta il gotha della procura catanese

Si va verso un rinvio, per un difetto nelle notifiche alle parti, dell'udienza preliminare, davanti al Gup Marina Rizza, sull'imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio al presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e a suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa.
L'udienza per l'imputazione coatta
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Colpo di scena al processo Lombardo. Il procuratore Giovanni Salvi si è presentato all’udienza davanti al Gup a carico dei fratelli Lombardo affiancato dai pubblici ministeri Agata Santonocito, Carmelo Zuccaro e Giuseppe Gennaro. Santonocito e Gennaro avevano già chiesto il rinvio a giudizio dei fratelli Lombardo. L’udienza è stata rinviata al 24 maggio per difetto di notifica

Il rinvio è dovuto a un difetto di notifica all’avvocato Calogero Licata, difensore di Angelo Lombardo. Un fatto che però non dovrebbe influire sui tempi processuali e sulle conseguenti dimissioni annunciate dal governatore. La data, per consentire le elezioni, prima dell’emanazione della legge taglia-deputati è il 20 giugno.

L’udienza preliminare, davanti al Gup Marina Rizza, riguarda l’imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio al presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e a suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. L’udienza fa seguito alla decisione del Gip Luigi Barone di non accogliere l’archiviazione proposta dalla Procura per i fratelli Lombardo e di disporre l’imputazione coatta per i due esponenti politici.

Quasi un anno addietro la posizione del governatore e quella del fratello onorevole è stata stralciata per evitare – come ha sottolineato più volte l’ex reggente Michelangelo Patanè – che scadessero i termini di custodia cautelare in carcere di pericolosi mafiosi arrestati con l’operazione Iblis. Siamo nel giugno 2011 quando il coordinatore della Dda Carmelo Zuccaro, per evitare la prescrizione dei reati ipotizzati durante le politiche 2008, ha citato direttamente a giudizio, insieme al pm Patanè, Raffaele e Angelo Lombardo per corruzione elettorale con i capimafia non aggravata dal favoreggiamento. Gli interrogatori in questo processo procedono spediti e Zuccaro ha lasciato col fiato sospeso avvocati e giornalisti.

Riepilogando esistono due tronconi processuali per episodi elettorali avvenuti lo stesso giorno: il 13 e 14 aprile 2008, data delle politiche e delle regionali. Le politiche sono oggetto del processo in corso presso il tribunale monocratico, le regionali di quello per concorso in associazione mafiosa.

Carte e verbali vengono trasmessi da palazzo a palazzo. Per esempio, il Gip Luigi Barone, prima di disporre l’imputazione coatta dei Lombardo, ha acquisito i verbali delle dichiarazioni di Maurizio Di Gati all’interno del processo monocratico.

Una matassa processuale che si definirà soltanto con la decisione del Gup Marina Rizza, giudice inflessibile, mentre resta un interrogativo, oggi più che mai attuale. Chi sosterrà l’accusa per la Procura di Catania dopo che il Gip Barone ha ordinato l’imputazione coatta? I pm Zuccaro e Patanè in precedenza avevano chiesto l’archiviazione, conoscono bene le carte e stanno conducendo l’altro troncone processuale. La richiesta di archiviazione si basava sulla difficoltà, alla luce della sentenza Mannino, di sostenere in giudizio l’accusa di concorso in associazione mafiosa. Difficoltà che però è stata superata dall’imputazione coatta disposta da Barone, secondo il quale in giudizio, oltre all’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa può essere sostenuta l’accusa di voto di scambio aggravato dal favoreggiamento alla mafia. Del resto i fratelli Lombardo sono stati già rinviati a giudizio da Zuccaro e Patanè per quest’ultima ipotesi in concorso con i capi del clan Santapaola per le politiche 2008, senza la contestazione dell’aggravante di aver favorito la mafia.

Da non dimenticare che saranno determinanti le scelte della difesa di Raffaele e Angelo Lombardo. Sembra più salda l’opzione della richiesta di rito abbreviato, cioè una decisione allo stato degli atti, evitando la formazione dibattimentale della prova, cioè nuovi interrogatori, nuove dichiarazioni, nuovi possibili colpi di scena. Il governatore guadagnerebbe minimo un anno, ovvero il tempo necessario per arrivare alla sentenza di primo grado e organizzare le prossime regionali e politiche senza essere scalfito da una possibile seconda pronuncia sfavorevole di un giudice. Il tempo per chiedere il giudizio immediato è scaduto. Lombardo può sempre optare per il rito ordinario.


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