CATANIA – Prove tecniche di unità a sinistra (del Pd). Manca poco all’appuntamento con Sottosopra, la kermesse palermitana che vedrà riuniti numerosi “pezzi” della sinistra isolana, da Sel a Rifondazione passando per i civatiani sempre più intenzionati a prendere le distanze dal Pd renziano (centro nevralgico di attrazione per deputati provenienti da storie politiche e personali distanti anni luce dalla gauche italiana). Proprio i terremoti democratici, con epicentro nelle città etnea (vedi alla voce Articolo 4), hanno accelerato questo processo. Francesco Alparone, coordinatore provinciale di Sel, fa il punto su questa “mutazione genetica” e sul laboratorio politico che mira a unire la sinistra a partire dall’isola. Un progetto che si pone come totalmente alternativo al governo Crocetta e al Pd siciliano e che potrebbe mutare il volto della politica catanese a partire dagli addii di militanti e dirigenti che hanno riconsegnato le tessere democratiche dopo la spinosa vicenda dell’apertura agli esponenti di Articolo 4.
Sabato e domenica sarete a Palermo per creare la Cosa Rossa?
Non andiamo a creare niente, andiamo a fare una discussione che mi auguro sarà utile e partecipata soprattutto con tante persone e tante esperienze che abbiamo incontrato in questi anni di iniziative politiche. Speriamo di avviare un percorso che porti alla costruzione di un soggetto politico che nel 2018 provi ad affrontare la sfida del governo della Regione, mettendo in campo un progetto alternativo a quello del governo Crocetta e del Pd siciliano. Infatti, in Sicilia gli effetti dell’azione politica del Partito Democratico sono particolarmente dirompenti perché si intrecciano fortemente con la questione morale.
Quanto vi ha agevolato ad accelerare questo processo l’allargamento del Pd a soggetti provenienti da storie abbastanza lontane?
Non poco, anche se la mutazione genetica del Pd non è iniziata con l’arrivo di Sammartino, Nicotra e Sudano, ma quando hanno sostenuto il governo Lombardo e quindi di fare come fine unico e ultimo la gestione del potere. Lì è iniziata la mutazione genetica del Pd che oggi si manifesta in tutta la sua crudezza, in maniera chiara e netta con l’ingresso di persone che non solo hanno storie distanti dalla sinistra e dal centro sinistra, ma che rappresentano nei loro territori di appartenenza il peggio che la politica può rappresentare perché molte volte alcuni di questi personaggi hanno delle storie poco trasparenti.
Molti esponenti storici dei circoli democratici di varie realtà della provincia hanno preso le distanze, penso a Danilo Festa. Sono persone che verranno a Palermo, con loro costruirete qualcosa pure a Catania un progetto alternativo a un partito che sembra più un carro dei vincitori sul quale tutti vogliono salire?
Io parlerei di una sorta di blob che ingloba tutto e il contrario di tutto. Sì, ci sono stati diversi compagni che alla luce di questo cambiamento del Pd hanno deciso andare via e di non rinnovare più la tessera. Con loro ci siamo ritrovati. E’ stato naturale sederci intorno a un tavolo per ragionare sul da farsi perché con loro ci siamo incontrati negli anni passati sul terreno della politica. Se penso a Danilo Festa, siamo stati al suo fianco nella battaglia contro la discarica di Motta. Vendola lo ha sostenuto in campagna elettorale quando si è candidato a sindaco contro il volere della segretaria provinciale del Pd. A noi piace stare insieme sulla politica, e non in nome della gestione del potere, oggi stiamo naturalmente insieme dentro questo percorso.
E’ un percorso unitario?
Sì
Sel si scioglie?
Al momento no. I destini di Sel dipendono anche da quello che accadrà a livello nazionale. Ma è vero che è nella ragione sociale di Sel sciogliersi quando sarà nata una grande sinistra. Come ha spesso detto Vendola è un partito biodegradabile. Mi auguro che presto Sel si “biodegradi” perché vorrà dire che sarà nata una grande sinistra in grado di rappresentare, non solo il popolo del 25 ottobre sceso in piazza a Roma con Cgil ma i bisogni del popolo italiano. Una sinistra che non si vergogni di dire cose di sinistra come troppo spesso ha fatto il Pd.
Il rapporto con la Cgil è sicuramente favorito dall’avanzamento del pensiero renziano all’interno del Pd a livello nazionale. Quali difficoltà si possono incontrare, invece, in un contesto locale dove c’è una forte vicinanza tra la Cgil e il Partito democratico?
Purtroppo il Pd in Sicilia ha anticipato l’avvento del renzismo sulla politica, cioè quel partito non voleva più rappresentare un campo, ma ha deciso di farsi comitato di gestione di potere. Quindi è chiaro, che soprattutto a Catania, ci scontriamo con il rapporto forte tra la Cgil e il Pd. Questo per noi rappresenta sicuramente un problema. Ma siccome siamo interessati a costruire un soggetto politico che vuole fare politica e rappresentare persone non interessate alle aggregazioni di gruppi dirigenti, ce ne faremo una ragione. Non all’interno del gruppo dirigente, ma tra gli iscritti al sindacato ci sono tante persone che provano malessere. Noi vogliamo parlare con gli iscritti e provare a costruire con loro una relazione politica.
Una domanda provocatoria. A prescindere dalla composizione trasversale delle giunte, sia regionale che locale, si può dire che la sinistra governa sia a Palazzo d’Orleans sia al Comune di Catania? Ci sono dei provvedimenti di sinistra?
Per quanto riguarda Rosario Crocetta direi che non è pervenuto. Non avrei elementi per identificarlo se non come un disastro, inattivo dal punto di vista dell’azione amministrativa: è il peggio che un governo poteva dare a livello politico. Crocetta si è limitato a cambiare i componenti delle giunte per mantenere gli equilibri che potevano consentirgli di preservare la posizione di presidente della Regione. Ma non riesco a vedere un’azione buona o cattiva: questo governo non ha fatto nulla.
Enzo Bianco?
Noi speravamo di ricrederci rispetto al giudizio dato sin dall’inizio. Avevamo forti perplessità sulla giunta Bianco perché aveva preso un pezzo consistente dell’apparato che sosteneva le giunte precedenti, facendo questa operazione non poteva rappresentare veramente un’alternativa. Il nostro giudizio sulle giunte Scapagnini e Stancanelli è ovviamente negativo. Bianco portando con sé una fetta consistente di quell’apparato politico come poteva essere alternativo ai suoi predecessori?
E rispetto ai provvedimenti concreti?
Purtroppo abbiamo più volte chiesto un incontro con Bianco per conoscere i suoi progetti sulla città. Un incontro che ci è stato sempre negato, non sono mai arrivate risposte: questo denota una cattiva educazione politica. Non è bello che un sindaco rifiuti il confronto con altre forze politiche anche se di opposizione, ma anche nel merito delle questioni non si registrano segnali forti del cambiamento che serviva a Catania dopo anni di cattiva amministrazione.