Provenzano: "Schifani sta riuscendo a fare peggio di Musumeci" - Live Sicilia

Provenzano: “Schifani sta riuscendo a fare peggio di Musumeci”

Il deputato del Pd oggi pomeriggio alle 16:30 sarà a Catania al Cafè Sauvage per una iniziativa a sostegno di Caserta.
L'INTERVISTA
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CATANIA – “Sono sparite non solo le deleghe per il Sud a Musumeci, ma è proprio sparita una politica per il Mezzogiorno”. Il deputato del PD, Giuseppe Provenzano, fresco di nomina in commissione nazionale antimafia, lancia un grido d’allarme. L’ex vicesegretario nazionale dem, che oggi sarà a Catania a sostegno del candidato del Fronte Progressista Maurizio Caserta, non fa sconti al centrodestra che governa a Roma e in Sicilia e sottolinea tutti i punti critici che riguardano l’autonomia differenziata, il progetto del Ponte sullo Stretto e le risorse per il Sud. 

Provenzano, il risultato delle amministrative dice che Meloni non stravince e che il Pd regge. L’opposizione sta dando i suoi frutti?

Non solo non c’è stata un’ondata di destra, malgrado la spregiudicata occupazione del potere che il Governo sta realizzando ad ogni livello, ma noi siamo il primo partito in quasi tutte le città capoluogo dove si è andati al voto. Per la verità la destra non aveva stravinto nemmeno alle politiche, abbiamo perso noi per le nostre divisioni. È la lezione che si dovrebbe tenere a mente per il ballottaggio e le amministrative in Sicilia. Noi siamo unitari e quasi dappertutto abbiamo cercato di costruire alleanze larghe, ma ovunque il PD rappresenta la vera alternativa a Meloni, Salvini e Schifani. Anche perché, dopo il congresso, il PD somiglia di più a quello che dice e questo ci ha fa recuperare credibilità.

Su quali temi non siete disposti a fare concessioni al governo Meloni?

Non siamo disposti a concedere al governo questa strategia di distrazione di massa. Non hanno risposte sui salari e sull’economia, e parlano di rave party e difesa della razza. Stanno facendo fallire il PNRR, sprecando la più grande opportunità che il Paese e il Sud hanno avuto da decenni, e parlando di presidenzialismo e riforme della Costituzione. Noi stiamo ponendo alcune priorità: casa per i giovani, lotta alla precarietà, difesa della scuola e della sanità pubblica. E loro invece si occupano solo di provare a riscrivere la storia d’Italia, attaccando l’antifascismo. O peggio, si interessano solo di nomine. In pochi giorni questa maggioranza ha commissariato INPS e INAIL, cacciato dalla RAI un professionista di assoluto valore come Fabio Fazio e applicato una logica spartitoria addirittura ai vertici degli apparati di sicurezza. In tutto questo, vorrei lanciare un allarme: sono sparite non solo le deleghe per il Sud a Musumeci, ma è proprio sparita una politica per il Mezzogiorno.

Ecco, parliamo un po’ di Mezzogiorno. Che conseguenze avrà l’autonomia differenziata di Calderoni e soci?

In queste ore il Ministro Calderoli ha detto in una intervista che “il mezzogiorno non ha capito le potenzialità dell’autonomia”. Magari il Ministro è un genio incompreso, ne dubito. Quel che è certo è che il mezzogiorno ha capito benissimo e proprio per questo è contrario a un progetto che spacca l’Italia, che aumenta le diseguaglianze e che seppellisce ogni possibilità di rilancio del Mezzogiorno. La Commissione sui LEP è un imbroglio, perché non esistono livelli essenziali senza metterci i soldi, e fin qui hanno solo tagliato sui servizi ai cittadini e agli enti locali. E infatti si stanno mobilitando gli amministratori locali, anche di centrodestra. Spiace che uomini come Schifani e Musumeci non abbiamo il coraggio di alzare la voce a difesa degli interessi del Sud. Questa riforma è criticata da tutti gli esperti indipendenti, da ultimo di tecnici del Senato. I sindacati uniti protestano, anche la Confindustria nazionale è contraria. Per quanto Giorgia Meloni subirà questo ricatto della Lega? Per unire la sua maggioranza vuole spaccare l’Italia. È inaccettabile. E questo progetto per noi è inemendabile. Da ritirare. Senza se e senza ma. 

Un altro cavallo di battaglia del centrodestra nazionale e siciliano è il Ponte sullo Stretto. La convince il decreto passato alla Camera?

Ma quale Ponte sullo Stretto! È il Ponte di Salvini, che serve solo a far passare l’autonomia differenziata, e infatti il CdM li ha approvati insieme. L’unica cosa certa sono gli stipendi ai futuri membri del CdA della società per la costruzione del ponte, che è stata resuscitata al solo fine di piazzare altre pedine della destra. Tutto il resto non esiste, le coperture, un progetto attuale, le valutazioni di impatto ambientale. Il ponte è la vecchia ossessione del centrodestra nazionale e siciliano, è l’unica idea di chi non ha idee per il Sud. E infatti le risorse per le infrastrutture meridionali, quelle del Fondo Sviluppo e Coesione che io da Ministro avevo incrementato, questo Governo se li tiene a Roma. E con la riscrittura del PNRR la prima cosa a saltare sarà il vincolo del 40% al Sud, come sugli asili nido. Ma la mia preoccupazione è soprattutto una: il decreto Salvini è talmente un pasticcio che di certo non vedremo alcun ponte, ma solo conseguenze negative sulla città di Messina, sul valore delle case, sulla vita dei cittadini a cui, nel frattempo, non si offre alcun miglioramento dell’attraversamento dello Stretto.

Che idea si è fatto dei primi sei mesi del governo Schifani?

Cosa vuole che le dica? Era difficile far peggio del Governo Musumeci, ma Schifani ci sta riuscendo. La Regione è nello stallo, l’ARS è paralizzata. L’unica legge approvata è la legge di bilancio ed è stata, a mio avviso, giustamente, impugnata. Segno della considerazione di cui la Sicilia gode a Roma. Faccio un esempio. Schifani si era scagliato a parole contro il caro voli che colpisce i siciliani, e che noi del Pd avevamo già denunciato in Parlamento. Da Ita e Ryanair non solo non arrivano risposte, ma il prezzo dei voli continua a crescere. E Schifani ha un’arma in meno rispetto a Musumeci, che scaricava tutte le responsabilità sui Governo nazionali. Questa destra non ha più alibi. E i siciliani lo possono vedere tutti i giorni. La sanità in questi mesi se possibile è ulteriormente peggiorata. Siamo tornati alla formazione professionale che non paga più nemmeno il personale. Io non mi aspettavo grandi riforme da Schifani, un progetto di cambiamento della Sicilia, del resto non lo aveva nemmeno promesso in campagna elettorale. Ma qui non riescono nemmeno a garantire l’ordinaria amministrazione. E allora che fanno? Parlano di rimpasti di giunta. Un altro giro di valzer di poltrone.

Caterina Chinnici, vostra candidata alla presidenza della Regione, lascia il Pd e approda in Forza Italia sostenendo che la nuova segretaria ha spostato il baricentro troppo a sinistra? La convince questa motivazione?

Non mi convince per niente. Abbiamo fatto una segreteria unitaria. E temi che portiamo avanti sono quelli che molte volte abbiamo promesso in campagna elettorale, dove la Chinnici era candidata, con la differenza che stavolta con Elly Schlein vogliamo fare sul serio. Ma non voglio commentare questa sua scelta personale, si commenta da sé. C’è invece un tema politico che mi allarma. Intorno al potere di questa destra si sta formando una melassa trasformista. Noi abbiamo il dovere di mettere in campo un’alternativa al più presto, senza più scorciatoie mediatiche. Anche sulla lotta alla mafia, che non possiamo più delegare ai simboli. Dev’essere un tutt’uno con la battaglia politica per un’economia giusta, per il rispetto dei contratti, dei diritti di cittadinanza, per un’attuazione attenta degli investimenti pubblici. Finalmente la prossima settimana si insedierà la Commissione Antimafia, ne facciamo parte io e il segretario regionale. Noi faremo la nostra parte fino in fondo, ma faccio un appello alla maggioranza. Sarebbe una falsa partenza, un’occasione sprecata, eleggere un presidente che suscita l’indignazione di tante vittime di mafia. Questa non è materia su cui può valere la logica di spartizione del potere.

Oggi sarà a Catania per sostenere il candidato del Fronte Progressista Maurizio Caserta. Su quali temi si deve sfidare il centrodestra che in città conserva una delle sue roccaforti storiche?

Catania è una città con troppe diseguaglianze, che necessita una “cura” a base di diritti, vivibilità e sicurezza. La destra a Catania ha governato per quasi un ventennio, la città ha perso centralità, è diventata maglia nera nelle classifiche della vivibilità e ha raggiunto i record solo sulla dispersione scolastica. Serve un cambiamento radicale. Prima di tutto nella testa di chi la amministra. Per questo non ci vogliono nuovi azzeccagarbugli, ma uomini competenti come Maurizio Caserta, che sappia fare i conti con la situazione economico-finanziaria del Comune e cogliere le occasioni preziose che la stagione del PNRR potrà dare all’intera città. Non saranno Salvini e Meloni da Roma, e ancor meno Schifani da Palermo a riscattare questa città. Caserta e tutto il fronte progressista catanese hanno scelto uno slogan che parla chiaro. Catania libera Catania. È così, solo i catanesi possono liberare se stessi dalla legge del più forte, dalla logica perdente del “si è fatto sempre così”. Invece, si può, si deve fare diversamente. E Catania potrà tornare ad essere quel motore di innovazione, quella grande capitale mediterranea di cui tutta la Sicilia e il Sud hanno bisogno.


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