Ricariche per telefonini false| sequestrate in 400 mila - Live Sicilia

Ricariche per telefonini false| sequestrate in 400 mila

Catania, la truffa dell schede "Unica"
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La guardia di finanza di Catania, nell’ambito di un’inchiesta su una presunta truffa avviata dalla locale Procura della Repubblica, ha eseguito il sequestro preventivo su tutto il territorio nazionale delle schede telefoniche prepagate, di importo di 5 e 10 euro ciascuno, denominate ‘Unica’, del gruppo Alexia. Secondo l’accusa le schede, che dovevano essere in grado di ricaricare i telefonini di tutte le compagnie, non attivavano il credito prepagato. Militari delle Fiamme gialle ne hanno sequestrate circa 400mila, per un valore commerciale di circa 2,5 milioni di euro. Nell’ambito della stessa inchiesta è stata notificata un’ordinanza cautelare che impone a quattro indagati per associazione per delinquere finalizzata alla truffa il divieto di dimora nel comune di residenza e il divieto di esercitare attività commerciali. Perquisizioni sono state eseguite a Milano, Torino, Verona, Caserta e Catania. Le indagini erano state avviate nel capoluogo etneo dopo diverse denunce presentate da vittime della truffa.

Gli indagati sono complessivamente sei ma il provvedimento restrittivo è stato emesso per quattro dei responsabili della produzione e commercializzazione delle schede prepagate denominate Unica-Servizi di ricarica del gruppo Alexia che risiedono nelle province di Catania, Verona e Torino. Perquisizioni sono state eseguite a Milano e Caserta. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica etnea, erano state avviate dopo le denunce di più vittime della stessa presunta truffa presentate a partire dal luglio del 2009. Le quattro compagnie di telefonia mobile che avrebbero dovuto ricevere gli accrediti della prepagata ‘Unica’, cioé Tim, Vodafone, H3G e Wind, erano completamente all’oscuro della vicenda, alla quale sono estranee. Complessivamente militari della guardia di finanza hanno già sequestrato su tutto il territorio nazionale 374.918 schede telefoniche prepagate, cinque e 10 euro, che una volta immesse in commercio, secondo stime delle Fiamme gialle, avrebbero fruttato all’organizzazione circa due milioni e mezzo di euro.


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