Rifiuti, la guerra della mafia:| “Incendiamo i mezzi della Dusty” - Live Sicilia

Rifiuti, la guerra della mafia:| “Incendiamo i mezzi della Dusty”

Attentati, assunzioni, soldi. Tutte le intercettazioni. Nella foto da sx Raffaele Scalia e Vincenzo Guglielmino

LE CARTE DELL'INCHIESTA
di
3 min di lettura

CATANIA – “S’abbenedica Zu Ninu”. Il saluto riverente è per Vincenzo Guglielmino, considerato uno dei signori dei rifiuti della provincia catanese. Gli uomini della direzione investigativa antimafia guidata da Renato Panvino lo hanno seguito per mesi. L’appuntamento è in un garage del viale Mario Rapisardi, al centro di un grande quartiere residenziale e commerciale di Catania.

In questo scantinato gli uomini del gruppo di Guglielmino pianificano strategie “imprenditoriali” per continuare a gestire il settore dei rifiuti. Prima proposta: “Dare fuoco ai mezzi della Dusty”.

Si tratta dell’impresa guidata da Rossella Pezzino de Geronimo, in prima linea nella battaglia per l’appalto dei rifiuti del Comune di Catania, dove contendente è la Senesi, altra impresa coinvolta nell’inchiesta.

L’attentato alla Dusty è previsto a Pachino, “al fine di costringere la stessa ditta a spostare su quel territorio mezzi che avrebbe, invece, dovuto destinare all’esecuzione del servizio di Rsu nel comune di Misterbianco”. L’obiettivo è quello di eliminare un concorrente, la Dusty, appunto, per spalancare le porte alla proroga nel comune di Misterbianco.

I Cappello, ricostruisce la Gip Anna Maria Cristaldi, si auguravano che gli affari di Guglielmino andassero sempre bene, perché l’imprenditore “versava” parte degli introiti al clan. Guglielmino, secondo la ricostruzione degli inquirenti, “precisava che qualcosa avrebbe sempre e comunque dato al Salvo, ma che sarebbe stato meglio ottenere sempre nuovi introiti per le sue imprese, sì da poter versare maggiori somme all’organizzazione”.

L’INCONTRO – Guglielmino e Scalia sarebbero stati a conoscenza di “notizie riservate” del clan Cappello, in particolare discutevano di un incontro tra gli esponenti dei Mussi di Canalicchio, costola dei Laudani, e tale “Turi”, andato in rappresentanza del clan Cappello per mettere fine alle controversie sorte con un geometra di Trecastagni, Domenico Sgarlato, finito nel mirino degli investigatori e vittima di due attentati incendiari. Ma quelle azioni intimidatrici non sarebbero collegate, secondo Guglielmino, a storie di rifiuti, “questioni personali”, sentenzia lo Zio Nino.

ASSUNZIONI – “Questo è suo nipote, che è il genero dello “Scheletro”, ma perché l’Oikos non li ha licenziati a colpo, ora quello che hanno arrestato ora, nel blitz che c’è stato…”.

Intercettati dagli uomini della Dia, Guglielmino e i suoi seguaci rimpiangono i “bei tempi” delle assunzioni che mascheravano le estorsioni nelle società che gestiscono il settore della nettezza urbano. Assunzioni frutto di estorsioni o di rapporti con il mondo della politica. La Oikos al centro delle conversazioni è uno dei colossi catanesi della monnezza. “Devi dare conto alle cooperative perché sono messi in questa maniera, Zio Nino”, spiega Raffaele Scalia, altro indagato. Guglielmino sa bene di cosa si parla: “Questi ti dicono, tu soldi non gliene dai, però, là sisteim 2 persone e siete pace, e sei sempre sotto estorsione, perché quelli sono sotto estorsione, non è che capiscono che queste persone che le cose sono cambiate per tutti, come sono cambiate per loro sono cambiate per tutti, poi hanno un posto di lavoro, se tu hai un posto di lavoro chi spacchio ti ci porta a fare…spacciare”. Nella conversazione viene fuori il nome della cooperativa “Mimosa”, e il riferimento a qualcuno che era in grado di fare qualsiasi cosa: “Quello – dice Scalia – la cosa la poteva sistemare in qualunque maniera Zio Nino”.

ATTENTATI – Guglielmino torna a parlare della Dusty: “Gli devono dare a fuoco ai camion, se lui (Massimo Salvo detto Pippo u carruzzeri, boss del clan Cappello ndr) dice va bene, gli diamo fuoco ai mezzi, i camion sono della Dusty, hai capito? Invece di dargli fuoco qua a Catania, che poi che succede? Se si dà fuoco là, a Pachino, ai camion, loro i camion di qua li devono portare a Pachino”.

L’imprenditore Guglielmino, ritenuto vicino al clan sottolinea che “la Dusty è con i carabinieri”.

Poi i presunti affiliati parlano dei grandi boss dei Cappello – Carateddi, Giovanni Colombrita, Rosario Litteri detto Saro da Civita, Sebastiano Lo Giudice detto Iano e Orazio Privitera.

In ballo c’è il servizio di raccolta dei rifiuti in provincia di Catania. La cosca è pronta a tutto, ma poi scattano le manette della Dia.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI