PALERMO – “Costruiremo cinque termovalorizzatori”. Il presidente della Regione ha rilanciato, facendo lo “sconto” alla sua prima proposta: quella che prevedeva la nascita di sei piccoli inceneritori in Sicilia, contro i due mega-impianti deliberati da Palazzo Chigi.
Lo stato d’emergenza
Ma le dichiarazioni del governatore hanno spiazzato persino i tecnici dell’assessorato. Al momento, sembra tutto nella testa del presidente. Anche perché, fanno sapere da Roma, è presto per parlare di numeri. Anche perché al momento c’è da gestire una emergenza che rischia di trasformarsi in caos. Domani, infatti, scade l’ordinanza che affida al presidente della Regione i poteri di derogare ai limiti relativi al conferimento dei rifiuti in discarica. In pratica, ad oggi si possono conferire più tonnellate di quelle previste nei vari centri di raccolta siciliani. Un intervento necessario, per i Comuni che devono in qualche modo disfarsi dell’immondizia. Ma se entro domani l’ordinanza non verrà rinnovata, le discariche dovranno chiudere i cancelli. E a quel punto l’emergenza sarebbe evidente per le strade.
I diktat di Roma
Così, nell’incontro del 26 maggio scorso a Roma, Crocetta ha strappato un “via libera” al governo Renzi. Ma solo a determinate condizioni. E il documento firmato al ministero dell’Ambiente suona come un vero e proprio “commissariamento”. In diversi punti, infatti, il governo Renzi lancia veri e propri “diktat”: l’esecutivo regionale “dovrà” adeguarsi a quelle prescrizione.
Insomma, Roma è pronta ad accettare la richiesta di stato d’emergenza. Ma le condizioni sono tante e stringenti. Intanto, il governo Crocetta dovrà “fornire un quadro esaustivo delle infrastrutture dedicate alla gestione dei rifiuti”. Un quadro dettagliato, anche in riferimento all’efficienze e alla portata degli impianti esistenti. Quindi bisognerà presentare un “programma dettagliato che contenga i cronoprogrammi per la realizzazione degli impianti”. Un passaggio nel quale si fa riferimento soltanto al “fabbisogno di incenerimento” della Sicilia, pari a 700 mila tonnellate l’anno. Ma indirettamente si “apre”, così come annunciato da Crocetta, alla possibilità di costruire più piccoli impianti, al posto dei due indicati qualche mese fa da Roma chje non vengono espressamente indicati.
La nuova “riforma” sui rifiuti
Un cronoprogramma, poi, andrà presentato anche sul tema della raccolta differenziata. Uno dei passaggi che maggiormente “impressiona”, però, e nel quale si manifesta quello che è un vero e proprio commissariamento, è quello in cui il governo Renzi chiede a quello di Crocetta di “riorganizzare la governance regionale di settore”, sulla base dei rilievi sollevati con l’impugnativa di Palazzo Chigi. Il governo regionale dovrà farlo attraverso “l’immediata approvazione in giunta e presentazione in Ars di apposito disegno di legge”. Insomma, Roma detta a Palermo persino l’agenda delle cose da fare in giunta.
I rifiuti fuori dalla Sicilia
E ancora, il governo nazionale chiede a Crocetta di presentare un piano per potenziare la riscossione della tassa sui rifiuti, e avverte che il rispetto di tutte le condizioni indicate sarà sottoposto a una verifica “con cadenza trimestrale”. Controlli che verranno operati dalla Direzione generale per i rifiuti e l’inquinamento del Ministero dell’ambiente, col coinvolgimento dell’Autorità nazionale anticorruzione. Nel frattempo, poi, i rifiuti eccedenti, andranno nelle altre regioni d’Italia. E il governo nazionale ha dato mandato a Crocetta, in attesa di completare i bandi di gare per il trasporto dei rifiuti fuori dall’Isola, di stipulare accordi con le Regioni disponibili a ricevere l’immondizia siciliana.
“Deve crescere la differenziata”
Crocetta poi dovrà spingere i sindaci ad accelerare sulla raccolta differenziata: entro tre mesi questa dovrà crescere di almeno tre punti in Sicilia. E ancora, il governo regionale dovrà sottoporre i rifiuti al procedimento previsto dagli impianti di Trattamento meccanico biologico. Dovevano essere quattro, in Sicilia, ma le procedure amministrative si sono spesso arenate. Al momento, l’unico in funzione è quello di Bellolampo. Per questo, Crocetta dovrà rilasciare la autorizzazioni agli altri impianti, per i quali i lavori sono stati già assegnati: cioè a Enna, Gela e Messina. Un commissariamento, di fatto. Solo se Crocetta rispetterà questi punti, o si impegnerà a farlo, Roma darà l’ok allo stato d’emergenza. È ancora presto, insomma, per parlare di termovalorizzatori. Prima bisogna tamponare un’emergenza che rischia di diventare caos.