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Provincia, a giudizio |Cannavò, Danubio e Cutuli

L'inchiesta delle Fiamme Gialle sui rimborsi al Comune si muove sulla "falsa riga" di quella alla Provincia che sfociò a gennaio nel rinvio a giudizio di tre ex consiglieri. Le repliche della difesa.

Rimborsi ai consiglieri provinciali
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CATANIA- Cinque ore di camera di consiglio per arrivare alla decisione del rinvio a giudizio dei tre ex consiglieri provinciali Gianluca Cannavò (PdL) Antonio Danubio (ex capogruppo UDC) e Sebastiano Cutuli anch’egli eletto con l’Udc. Stesso destino anche per i rispettivi datori di lavoro. Gli uomini sono accusati dalla Procura di Catania con il Pm Tiziana Laudani di truffa ai danni dello Stato in relazione a dei presunti indebiti rimborsi lavorativi. Non luogo a procedere invece secondo il gup Daniela Monaco Crea per l’accusa di falso contestata a Cannavò e al datore di lavoro Pulvirenti. Dei tre in aula fin dalla mattina erano presenti soltanto Danubio e Cutuli accompagnati dai rispettivi avvocati.

L’ex consigliere provinciale e capogruppo del PdL Gianluca Cannavò dopo la sua elezione passò da impiegato di terzo livello, all’interno della cooperativa Gruppo Euroservizi con una retribuzione mensile di 950 euro a quella di settimo con funzioni direttive e uno stipendio giornaliero di 350 euro per quasi 6000 mensili. Dal 2004 al 2008 Cannavò tuttavia non era riuscito a conciliare l’impegno politico da assessore al Comune di Acireale con la carica all’interno della cooperativa, scegliendo di mettersi in aspettativa. Passata l’ezione a consigliere provinciale scattò l’avanzamento di carriera, dal 2008 le due attività riuscirono anche ad essere compatibili. Il danno complessivamente ipotizzato secondo gli inquirenti ammonterebbe a 240 mila euro. Opinione opposta quella degli avvocati difensori Fabrizio Seminara, Rosario Pennisi e Piero Granata secondo i quali Cannavò è stato il “fulcro e il motore della cooperativa”, a dimostrarlo ci sarebbero anche i “colloqui di lavoro” che l’allora consigliere provinciale presenziava in prima persona. Per il politico, candidato alle ultime regionali con scarsa fortuna era stata chiesta dalla difesa,  in sede di udienza preliminaee, l’assoluzione perchè il fatto non sussiste.

Antonio Danubio, secondo l’ipotesi accusatoria insieme al suo datore di lavoro, l’imprenditore Salvatore Nigita avrebbe causato un danno di 170 mila euro. In passato assessore e vice sindaco del Comune etneo di Valverde, venne assunto nuovamente nella vecchia ditta, la Consart sas con un contratto a tempo indeterminato. “Ad oggi – ha affermato l’avvocato Davide Giugno – Danubio continua a lavorare in questa ditta nonostante la provincia sia già decaduta. Vi lavora dal 1987, quando aveva sedici anni”. Motivi per cui secondo la difesa non ci sarebbe stata all’epoca dell’assunzione nessuna volontà specifica di truffare la Provincia di Catania. Attualmente disoccupato, invece, come emerso nel corso l’interrogatorio davanti al giudice è invece l’altro ex consigliere Sebastiano Cutuli. L’ex Udc venne assunto, durante il suo mandato, nella società J & V srl con un compenso di 2125 euro mensili. Il danno ipotizzato dall’accusa ammonterebbe a 70 mila euro.

In questa vicenda una delle tappe fondamentali è stata quella del novembre 2013, mese in cui i militari del nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza aveva eseguito un maxi sequestro di somme di denaro e beni nei confronti dei tre consiglieri provinciali per una somma complessiva di 500 mila euro.

Antonio Danubio dopo la decisione del rinvio a giudizio ha commentato a caldo  ai microfoni di LiveSiciliaCatania: “Apprendo – spiega- questa decisione con serenità perché ho sempre lavorato, da decenni, e lo faccio anche oggi nonostante la provincia come ente sia decaduto. Mi chiedo però come mai questa segnalazione doverosa, sia stata fatta dall’ex Presidente Castiglione soltanto alla fine del suo mandato nell’ottobre 2012 tramite le pagine di Repubblica. Forse perchè ho fatto il mio dovere di consigliere scoprendo verità scomode che ho già denunciato alla Procura di Catania?”.


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