Omicidio Paolo Taormina, Saviano: "Ecco cosa succede a Palermo"

Omicidio Taormina, la “colpa” è delle fiction? Il parere di Saviano

Sotto accusa, ancora una volta, serie come "Gomorra" e "Mare Fuori"

Il dibattito sulla presunta influenza di serie come “Gomorra” e “Mare Fuori” nei fatti di cronaca che coinvolgono giovani e giovanissimi è tornato prepotentemente alla ribalta dopo l’omicidio di Paolo Taormina. Il 21enne è stato ucciso lo scorso 12 ottobre a Palermo dopo aver tentato di sedare una rissa scoppiata nel locale che gestiva con la famiglia.

A freddarlo con un colpo di pistola esploso a bruciapelo è stato Gaetano Maranzano, un 28enne dello Zen che poco prima di finire in manette ha condiviso su TikTok un post contenente un audio (“Tu mi arresti? E per che cosa? Per l’omicidio di Michele Navarra”) tratto dalla celebre fiction “Il capo dei capi”, dedicata al boss Totò Riina.

Una circostanza che ha riacceso inevitabilmente la querelle. Da un lato, c’è chi accusa fiction come queste di trasformare i criminali in icone pop, normalizzare la violenza e rendere l’illegalità attraente agli occhi di una generazione che fatica a distinguere il confine tra realtà e spettacolo. Dall’altro, autori e critici sottolineano che si tratta di opere di denuncia, nate per raccontare la durezza della vita ai margini e le conseguenze delle scelte criminali.

Roberto Saviano sull’omicidio di Paolo Taormina a Palermo

Nel dibattito entra a gamba tesa anche Roberto Saviano. L’autore di “Gomorra”, noto per il suo lavoro d’inchiesta e per i reportage sulla camorra, aveva già detto la sua dopo la strage di Monreale avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 aprile 2025. Per la morte di Salvatore Turdo (23 anni), Andrea Miceli e Massimo Pirozzo (di 26 anni ciascuno) sono in carcere tre giovani dello Zen: Salvatore Caruso, Samuel Acquisto e Mattias Conti.

Maranzano, Caruso, Acquisto e Conti sono davvero figli di “Gomorra”? “Pensate che ignoranza! – dice senza mezzi termini Roberto Saviano in un video condiviso sul suo canale YouTube – La letteratura ha sempre subìto questo tipo di accuse. Oscar Wilde fu accusato di diffondere il vizio, Émile Zola di promuovere la prostituzione, Victor Hugo di permettere ai suoi lettori di avere uno sguardo indulgente verso i criminali, Dostoevskij di promuovere l’omicidio filosofico (…) Goethe di spingere al suicidio romantico”.

“Insomma, chi scrive peggiora il mondo – continua lo scrittore napoletano – Chi guarda nell’abisso lo allarga, chi rappresenta il male sta promuovendo il male. Se qualcuno rende interessante la figura di un omicida così da permettere al lettore di conoscere cosa si muove dentro una persona che decide di commettere un crimine, fa riconoscere una parte di sé e quindi rendersi conto che quel tema lo riguarda. È proprio facendo sentire umano il problema che puoi affrontarlo e limitarlo. Anche, soprattutto se quel mondo ti affascina”.

Paolo Taormina, Saviano: “Ecco cosa sta succedendo a Palermo”

Roberto Saviano dà la sua chiave di lettura di quanto sta accadendo nel capoluogo siciliano, in balia delle cosiddette “paranze” la cui strategia sarebbe “mettere paura, punire chi ti guarda”. “Le organizzazioni criminali palermitane si stanno paranzizzando, come è accaduto a Napoli – afferma – Le famiglie si sono tolte dalla strada lasciando alle bande di giovani il controllo del territorio e anche la possibilità di ascendere”.

“Non sono solo ragazzi armati che vanno in giro come teppisti, sono azioni militari – aggiunge – Elementi che permettono la tua crescita criminale. In carcere verrai riconosciuto. L’organizzazione così facendo si rende affidabile per spacciare, estorcere e per tentare di essere parte di un mandamento”. Un fenomeno impensabile “all’epoca del controllo militare dei Corleonesi” quando non era contemplabile “avere un’arma senza l’autorizzazione di Cosa nostra”.

Maranzano e la citazione de “Il capo dei capi”

Roberto Saviano analizza anche il post condiviso su TikTok dal killer reo confesso di Paolo Taormina prima di essere arrestato. “Maranzano fa parte di una paranza”, rimarca. Gli appartenenti alle paranze “prendono la logica e la retorica dei capi mafiosi, in questo caso Riina, e provano ad assumerne il profilo carismatico”. “Non diventano mafiosi perché guardano ‘Gomorra’ e ‘Il capo dei capi’ – ribadisce lo scrittore – realtà che parlano di loro e in cui si specchiano, ma perché sono dentro una società al collasso, senza possibilità di lavoro, senza progetti culturali, senza nessuna vera strategia di investimento”.

L’omicidio di Paolo Taormina, tuona Saviano, “è frutto di assenza di politiche sociali, fallimento delle istituzioni, della cultura, delle scuole, mancanza di investigazione. Le paranze palermitane sono sempre più forti e diffuse e agli inquirenti mancano risorse. Ce ne vorrebbero molte di più per monitorare, intercettare e comprendere questa trasformazione. Invece di analizzare e approfondire tutto questo, la colpa è di chi racconta”.

Lo scrittore di “Gomorra” conclude citando un aforisma dello scrittore James Baldwin: “Non tutto ciò che viene affrontato può essere cambiato ma nulla può essere cambiato finché non viene affrontato”. I funerali di Paolo Taormina si svolgeranno giovedì 16 ottobre, alle 10, nella Cattedrale di Palermo.


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