Rossella e Alberta: cuore, talento (e medaglia) alle falde dell'Etna

Rossella e Alberta: cuore, talento (e medaglia) alle falde dell’Etna

La conquista di un bronzo che trascende dall’evento sportivo e diventa una comunione di identità sparse.
STORIE DALL'OLIMPIADE
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CATANIA. C’è chi è riuscito a potersi gustare tutto davanti al televisore. Alla meno peggio, c’è chi l’ha fatto in stretto contatto con l’iPhone mentre si spostava da una parte all’altra di Catania.
Quel bronzo della squadra femminile di spada parla etneo. Una medaglia che avrebbe potuto essere di qualunque metallo ma che ha liberato l’ugola repressa ed ha inorgoglito una comunità.
Rossella Fiamingo e Alberta Santuccio, generazione nineteen, quel bronzo l’hanno agguantato con le unghia e con i denti.
Una testimonianza di determinazione e talento che ha suggellato gli anni di sacrificio e lavoro. Con loro – merito sacrosanto – anche Federica Isola e Mara Navarria.

Una medaglia che assume un peso storico anche per le due ragazze talentuose e vincenti che dalle falde dell’Etna sono andate alla conquista del Sol Levante. E’ proprio in quel momento che siamo tornati ad essere sorelle e fratelli di sangue. Che sono tornati a vederla allo stesso modo gufi e avvoltoi; tifosi veri o occasionali; anime patriottiche o etnee. Un bronzo che trascende dall’evento sportivo, diventa una comunione di identità sparse. Si diventa tutti catanesi. E ci inorgogliamo. E ci vogliamo bene.

Tolto via quel sassolino

A impresa compiuta e a mente più serena, rileggere quelle critiche dal sapore gratuito dopo l’eliminazione nell’individuale, lascia partire un sorriso amaro. Rossella Fiamingo ci aveva lavorato cinque anni: poi, nello sport è chiaro che non c’è nulla di scientifico. Hai sempre un avversario col quale ti ritrovi a fare i conti. Una variabile con la quale è impensabile dare per scontato alcun pronostico.

Il riscatto

Il giusto riscatto è arrivato in una gara a squadre contro una Cina devastante. Ma Rossella Fiamingo e Alberta Santuccio in pedana ci sono scese col piglio che hanno dentro. Sono lì a galoppare, stoccare, combattere. All’ultimo respiro, Rossella e Alberta non si sono lasciate sfuggite l’occasione per mandare in orbita quei cuori sciancati solo da una semifinale sfortunata ma generosa.
Rossella e Alberta hanno ancora tanta strada davanti. Mai darle per sconfitte: loro sono come il domani.
Non muoiono mai.


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