Russo: "Stato in debito" | Armao: "Nessun rischio" - Live Sicilia

Russo: “Stato in debito” | Armao: “Nessun rischio”

Conferenza stampa dei due assessori: "Conti in regola".

Mentre le agenzie battono la notizia della richiesta di conferme del premier Monti sulle effettive dimissioni del presidente della Regione, Raffaele Lombardo, Massimo Russo, vice presidente della Regione e assessore alla Sanità, e Gaetano Armao, assessore all’Economia, stanno per cominciare una conferenza stampa a Palazzo d’Orleans per spiegare, per fare chiarezza, per tranquillizzare tutti: “La Sicilia non è assolutamente a rischio default”. Entrambi, quasi all’unisono, lanciano questo messaggio. Domani, intanto, si riunirà un tavolo tecnico con il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca per discutere della situazione e poi il 24 luglio Lombardo incontrerà Monti. “Almeno chiarirà da dove provengono tutte queste preoccupazioni – ironizza Massimo Russo -. Per una volta, stranamente, sono d’accordo con Francesco Cascio. Perchè questa richiesta di rassicurazione è davvero inusuale”.

Dati alla mano,  Massimo Russo difende il suo operato e quello del governo che rappresenta dagli attacchi della stampa nazionale, e che a quanto pare hanno avuto l’effetto di attirare l’attenzione anche del professor Monti: “Non è ammissibile essere considerati un’isola canaglia, governata da pirati che rubano e depredano. I bilanci falsati sono storia che non appartiene a questo governo ma ad altri. La Corte dei conti ha approvato il bilancio presentato nel giudizio di parifica. Ci sono documenti che lo attestano. Vogliamo mettere in dubbio anche quelli?”. “I numeri non si prestano alle beghe politiche” parola di Gaetano Armao.

Su un bilancio di 27 miliardi di euro, hanno dichiarato Russo e Armao, l’indebitamento della Regione raggiungerebbe i 5 miliardi e mezzo, una cifra valutata più che accettabile e sostenibile: “L’ipotesi di commissariamento paventata da alcuni politicanti è solo una strumentalizzazione politica. Qualcuno evidentemente lavora sottobanco per votare ad aprile – tuona Massimo Russo -. Vorrei ricordare che siamo noi quelli che sono riusciti ad evitare il commissariamento del sistema sanitario nel 2008”.

Per i due assessori il vero problema sarebbero i crediti che la Regione vanta nei confronti dello Stato, gli ormai famosi residui attivi, somme iscritte come entrate in bilancio, ma non ancora effettivamente riscosse dalla Regione, che ammontano a 15,73 miliardi di euro, di cui 10 miliardi non riscosse dall’Unione Europea e dallo Stato. “Le risorse per gestire la Regione le dovremmo ricevere dallo Stato e dall’Unione Europea -ha dichiarato Gaetano Armao – ma solo nel 2011 lo Stato ha trattenuto risorse per quasi 2 miliardi di euro”, “Siamo noi a dover batter cassa” incalza poi Massimo Russo.

Insomma, se da un lato si cerca di tranquillizzare e abbassare i toni che negli ultimi giorni avevano posto la Sicilia sempre più vicina alla Grecia, dall’altro il vicepresidente della Regione nella sua lunga relazione, che ha toccato gli argomenti più disparati, dai forestali, alla questione dei camminatori (l’assessore tiene a precisare che si è trattato di un bando interno e che materialmente è necessario qualcuno che porti le altissime pile di pratiche e affini), al numero dei dipendenti regionali, che in base ai dati forniti nel corso della conferenza stampa sono diminuiti per effetto del blocco delle assunzioni attuato già nel 2008, il ricorso da parte degli assessori ai consulenti esterni, fa spesso riferimento allo statuto della Regione. Lo difende da chi in questi giorni ne aveva chiesto l’abolizione: “La Sicilia ha le sue criticità e le sue peculiarità. In Sicilia la regione opera in molti ambiti al posto dello Stato. E questo aspetto non va dimenticato”. A questo proposito lo stesso Armao tiene a riportare le parole di Rita Arrigoni, che ha presieduto la sezione di controllo per la regione siciliana della Corte dei Conti: “Va bene il patto di stabilità, ma i tagli che devono essere effettuati dalla regione non possono essere un mero calcolo aritmetico. Questo penalizzerà soprattutto la Sicilia, la renderebbe un vero e proprio macello sociale”.

 

 

 

 


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