Un nuovo rinvio al 28 marzo, dunque, chiude la mattinata del tribunale di Catania dove, a porte chiuse, si è svolta la seconda udienza davanti al Gip Luigi Barone che sta passando in rassegna le ipotesi di accusa a carico di Raffaele e Angelo Lombardo. Si tratta del troncone principale del processo Iblis, quello in cui si ipotizza il concorso in associazione mafiosa. Inizialmente la Procura di Catania aveva chiesto il rinvio a giudizio per i due fratelli autonomisti poi, il 13 giugno 2011, i pubblici ministeri Michelangelo Patanè ed il coordinatore della DDA Carmelo Zuccaro hanno citato a giudizio Raffaele e Angelo Lombardo per corruzione elettorale con esponenti del clan Santapaola e Cappello senza contestare l’aggravante di aver favorito la mafia.
L’udienza di oggi è stata interlocutoria tra l’accusa e la difesa del presidente della Regione rappresentata dall’avvocato Guido Ziccone che, ai microfoni dell’Ansa, si è detto tranquillo ed ha comunicato che i due pubblici ministeri Zuccaro e Patanè insistono sulla richiesta di archiviazione.
Pochi giorni addietro il procuratore Giovanni Salvi aveva detto che “i rapporti ci sono stati, si tratta soltanto di qualificarli giuridicamente”. Oggi è tornato sulla richiesta di archiviazione ribadita “ufficialmente” dalla Procura ed ha aggiunto: “Noi adesso aspettiamo serenamente la decisione del Gip, qualunque essa sia”. Nella prossima udienza è previsto l’intervento dei legali dell’onorevole Angelo Lombardo a quel punto il Gip Barone deciderà se archiviare, disporre nuove indagini oppure ordinare ai pubblici ministeri l’imputazione coatta.
Ziccone, il legale dei Lombardo, ha aggiunto: “Abbiamo ribadito che non risulta provata neppure la richiesta del voto da parte del presidente Raffaele Lombardo, perché è emerso che le persone alle quali erano stati dati i voti erano candidati non del Movimento per le autonomie ma di altro partito. La procura di Catania ha ribadito il suo punto di vista, e cioè alla luce della sentenza Mannino l’accusa è insostenibile”.