"Salvini, figlio del qualunquismo | Popolo pronto ad acclamare un re" - Live Sicilia

“Salvini, figlio del qualunquismo | Popolo pronto ad acclamare un re”

La lettera del capogruppo dell'Udc all'Ars, in risposta a un editoriale di LiveSicilia.

ELEONORA LO CURTO
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7 min di lettura

Riceviamo e pubblichiamo una lettera al direttore da parte della capogruppo dell’Udc all’Ars Eleonora Lo Curto, in risposta all’editoriale di qualche giorno fa “Il linguaggio, il passato, il M5s. Perché i siciliani voteranno Lega”

Gentile Direttore,

sono sempre attenta ai suoi editoriali, da affezionata lettrice di Live Sicilia e da presidente del gruppo parlamentare Udc all’Ars. Il mio ruolo pubblico certamente fa di me anche un soggetto politicamente interessato a comprendere gli umori, le sensazioni, le analisi che sintetizza, a torto o a ragione, chi fa informazione politica. Così mi capita, a volte, di voler dire la mia, a torto o a ragione, non sempre seguendo i canoni di un partito che, com’è ben noto, affonda le sue radici nella dottrina cristiana della Chiesa e in ciò che resta del popolarismo di Don Luigi Sturzo. Mi sono ritrovata da sola, con fierezza e in piena libertà a condurre battaglie di puro principio, come quella contro la Legge Fava. Sono ben note, anche all’interno del mio partito le mie posizioni contro ogni iniziativa che celebra ed esalta la famiglia tradizionale, non tenendo conto del diritto di ogni bambino ad essere parimenti tutelato dallo Stato e dalle leggi. Altrettanto nota è la mia storia di autentica passione per le ragioni dell’Autonomia che purtroppo in Sicilia non è stata adeguatamente rappresentata e direi con immensa amarezza soprattutto tradita da chi doveva radicarla nelle istituzioni e nella coscienza civile.

Questa premessa, gentile Direttore, serve a rendere più chiare le riflessioni che il suo articolo, del 26 u.s.: “Il linguaggio, il passato, il M5s. Perché i siciliani voteranno Lega”, mi hanno suscitato e che vorrei condividere con i lettori di Live Sicilia. Apprezzo e condivido diverse sue analisi e riflessioni sul perché i siciliani oggi sembrano aver dimenticato gli insulti e la propaganda antimeridionalista della Lega. Dalla fascinazione dell’uomo forte e carismatico, siano stati il cavaliere di Arcore, il Renzi di turno e persino il comico Grillo che attraversa a nuoto lo stretto di Sicilia per unire nella protesta tutti gli ultimi umiliati dalla casta, per arrivare al bravissimo Matteo Salvini, all’esigenza di affidarsi senza la difficoltà di pensare, meno che mai di pensare in modo critico, al potente di turno che ci difenderà dai neri brutti e schifosi che tolgono il lavoro agli italiani, stuprano le nostre donne e magari affrontano intemperie e morte per invaderci e/o per infiltrarsi e commettere atti terroristici, dal decreto sicurezza che contro ladri e presunti aggressori permette di puntare anche il mitra, per non parlare dell’Europa che ci opprime e che forse è meglio, o forse no, abbandonare.

Certo, egregio Direttore, fa bene a sostenere che Salvini non è fascista e forse non è neppure realmente razzista. Salvini piuttosto è il miglior prodotto della politica qualunquista che piace a chi non si dà il pensiero di pensare. E’ la sintesi più esilarante dell’opportunismo elevato a valore che insieme alla mediocrità in politica vanta da sempre uno straordinario primato. Il popolarissimo e super acclamato Matteo Salvini, a cui solo tre anni fa, non fu permesso di comiziare a Marsala, oggi è il leader indiscusso di un partito che unisce nord e sud, solo perché è stato bravissimo a spostare l’odio per il sud, ancora più a sud e perché a nessuno interessa sapere cosa significa questo progetto di autonomia differenziata che con cinica e silente indifferenza si sta consumando a danno delle regioni meridionali. Ma tant’è, noi siciliani abbiamo acclamato Garibaldi e siamo fieri di essere stati sacrificati per l’unità dell’Italia che grazie alle ricchezze del Regno delle due Sicilie ha ripianato i debiti dello stato sabaudo ed ha consentito l’infrastrutturazione del nord che con i nostri soldi è diventato ricco, grasso, opulento e ha inventato per noi il termine terrone. È vero dottor Sabella e concordo con lei quando dice che Salvini e poco prima il M5s si affermano sul disgusto prodotto da chi ha governato male, anzi malissimo la Sicilia e l’Italia. Ha proprio ragione e guai a non voler fare autocritica. Ma ci si può rassegnare di fronte a questa amara considerazione, pensando di tirare a campare e succeda quel che dovrà succedere o, al contrario è doveroso ipotizzare che comunque una speranza può ancora essere alimentata contro l’occulta strisciante violenza dei sovranismi e del pensiero unico a trazione leghista che ormai ha spiazzato persino i 5stelle nel popolo sempre pronto ad acclamare un nuovo re? Io non ci sto gentile Direttore, ho cancellato la rassegnazione dal mio vocabolario etico e so che una nuova primavera in Sicilia può nascere.

Da dove ripartire? Forse da ciò che appare stridente e che invece a mio giudizio può coniugare l’anima barocca e controversa, originale e creativa che pure dalle macerie può far risorgere la Sicilia. Comincerei dal coraggio di Miccichè che non le manda a dire a Salvini e Di Maio con un linguaggio volutamente scurrile, perché vuol provocare attenzione, accendere il dibattito e puntare con chiarezza l’indice contro chi va riorganizzata la speranza. Micciché che non ha timori né imbarazzi ad aprire a sinistra mentre con animo sensibile e carico di valori di umana solidarietà verso gli ultimi della Missione di Biagio Conte e verso i migranti, che affrontano ogni pericolo per fuggire da situazioni disperate, prende le distanze da quanti nel suo partito sono folgorati dal salvinismo e si scoprono non razzisti, ma solo stronzi come il nuovo capo alla cui corte si affollano nella speranza di salvare la poltrona.

Proseguirei con Musumeci, il cui linguaggio forbito, garbato, contenuto e misurato, troppo poco social e appariscente, molto istituzionale e mai aggressivo sul piano politico, potrebbe apparire in antitesi con quello colorito del Presidente dell’Ars e che, anche dal suo giornale viene stimato assai meno del valore, a mio giudizio, straordinario che esprime, perché a testa bassa e senza clamori è lì ogni giorno in silenzio a misurarsi con i problemi di una terra tradita, umiliata e sofferente. Ho apprezzato molto la scelta coraggiosa di Musumeci di non schierarsi come tutti pensavano con la Lega o con Fratelli d’Italia. Il suo certo non è e non può essere considerato un banale disimpegno, al contrario per me esprime il pieno valore dell’uomo e del politico che ha capito che la Sicilia merita ben altro e ben più di una comoda alleanza per la sopravvivenza politica di qualche deputato o senatore da eleggere alle prossime politiche. Di lui ammiro l’autorevolezza morale che esprime il meglio della Sicilia che sogno di vedere libera dalle mafie, nei diritti e nelle libertà, nel lavoro, nella buona sanità, nella mobilità e nella qualità della vita. Andrei avanti con gli Autonomisti a cui vorrei aggiungere tutti gli uomini e le donne di sinistra che in Ars potrebbero esprimere, non certo un miscuglio di beceri interessi, ma la sintesi di un nuovo corso della politica che dai propri errori é pronta alla ripartenza in modo chiaro, trasparente, leale e onesto. Questa Terra merita ogni nostro sacrificio, lo meritano i nostri figli, le imprese, i disabili, i disoccupati e quelli che non si vogliono arrendere. Tutto questo è possibile e realizzabile. La Sicilia è terra di grande dignità a cui con umiltà la politica ha il dovere di dare risposte.

Non possono esserci contrapposizioni né ideologiche né partitiche. L’unico partito al quale mi sento indissolubilmente legata è il partito della mia terra, e credo fortemente che in un futuro assai prossimo sia possibile guardare a come mettere insieme questo progetto. Non vedo altre soluzioni. Non credo in un nuovo centro moderato. Vorrei piuttosto una forza politica forte nei valori, politicamente laica, inclusiva, aperta e trasversale, agguerrita e persino aggressiva nella difesa delle ragioni dei siciliani. Non credo e detesto l’idea di un capo, del pensiero unico convergente, del leader carismatico, dell’uomo solo al comando. Meno che mai apprezzo chi parla solo alle viscere del popolo con l’obiettivo di rendere suddito il cittadino, montare la protesta, innescare il conflitto e tradurre la dialettica e il confronto in odio e scontro. Al contrario vorrei vedere più sensibilità, pensieri diversi, intelligenze differenti, che si confrontano e imparano a costruire con buon senso e senso del valore delle proprie azioni il futuro che i nostri figli si meritano.

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