Saverio Romano: "La movida stretta tra criminalità e controlli"

Saverio Romano: “La movida stretta tra criminalità e controlli”

Palermo, il punto sui controlli. La vicenda del figlio

PALERMO- “Non ho difficoltà a ripeterlo. Le risposte del ministro Piantedosi sulla violenza giovanile non mi hanno soddisfatto del tutto. Anzi, direi che mi hanno soddisfatto proprio poco”.

L’onorevole Saverio Romano, palermitano, coordinatore politico di ‘Noi Moderati, ha presentato una interrogazione alla Camera sulle baby gang. Il ministro dell’Interno ha replicato durante il question time, come abbiamo raccontato. A prescindere dalle schermaglie parlamentari, il problema tocca la movida, i controlli e la violenza.

Onorevole Romano, qual è la situazione in città, secondo il suo punto di vista?
“Ho appena incontrato i rappresentanti dei gestori delle discoteche. Sono molto in ansia. La criminalità deve essere affrontata dallo Stato, non dai privati”.

Qualche esempio?
“A Palermo i buttafuori decretati, che possono operare, sono cinquantacinque. Bastano appena per una realtà. Alle discoteche si chiedono le telecamere, la sicurezza, con possibile violazione della privacy… Ma quando arriva qualcuno armato di pistola cosa possono fare i gestori?”.

Però, ci sono i controlli dell’operazione cosiddetta ‘ad Alto impatto’.
“Sì, con le forze dell’ordine che vanno sempre in centro e mai in periferia, che passano al setaccio gli esercenti e non le baby gang. E che elevano multe per sanzioni amministrative, ma non si occupano di sicurezza”.

Certe operazioni servono anche alla sicurezza di tutti. E se si riscontrano irregolarità…
“Sa cosa sta succedendo in termini di movida? Stiamo buttando via i pesci con l’acqua sporca e si sta uccidendo l’economia. Così, un commerciante è vittima prima della criminalità, poi, oggettivamente, dei controlli”.

Sta dicendo che non si deve controllare?
“Sto dicendo, che se vai in cento locali, un rubinetto rotto lo trovi. Ma il problema, evidentemente, non è quel rubinetto rotto. Sono molto preoccupato”.

Perché?
“Perché tra un po’ le baby gang e la violenza saranno il fenomeno criminale più impattante. Altro che malamovida”.

‘L’Arena’, noto ritrovo di Mondello che fa capo a suo figlio Antonio, è stata chiusa. Non è che la circostanza c’entra qualcosa con la sua presa di posizione?
“Assolutamente no, non sono le vicende personali a motivare la mia analisi. Certo, da padre, le confesso che non sono sereno, sapendo che mio figlio ha un locale. È un giovane avvocato e vorrei che facesse l’avvocato. Ma è giusto che ognuno percorra la sua strada”.


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