Beni confiscati, inchiesta a Catania| Il "triangolone" targato Saguto - Live Sicilia

Beni confiscati, inchiesta a Catania| Il “triangolone” targato Saguto

Silvana Saguto

Le intercettazioni. Il piano che doveva coinvolgere i Tribunali di Palermo, Trapani e Caltanissetta.

PALERMO – Silvana Saguto e Carmelo Provenzano puntavano in alto. L’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo e il professore dell’università Kore di Enna sono i protagonisti di quella che gli investigatori definiscono “la prospettiva del triangolone”.

L’obiettivo era controllare, oltre alla sezione allora guidata dal giudice Saguto, anche quelle dei tribunali di Caltanissetta e Trapani. A Caltanissetta speravano che venisse nominato Giovanbattista Tona. “Sarebbe perfetto per noi, per Lorenzo, per i ragazzi…”, diceva Saguto, pensando agli incarichi che avrebbero potuto ottenere il marito Lorenzo Caramma e i figli. Incarichi lontano da Palermo e dunque dalle polemiche. Del presunto “triangolone” si stanno ora occupando i pubblici ministeri di Catania che hanno aperto un’inchiesta dopo avere ricevuto alcuni stralci delle indagini dei colleghi nisseni.

Il 27 agosto 2015 Provenzano, scelto da Saguto per amministrare i beni degli imprenditori Virga di Marineo, veniva intercettato mentre si trovava in casa del magistrato: “Va bene, allora io questa te la risolvo di qua, ora tu mi hai detto questa cosa di Giovanbattista io questa cosa te la concretizzo”. Saguto rimarcava che se “lui (Tona, ndr) si mette a Caltanissetta, facciamo un triangolone… smuoviamo un poco a Grillo”. Il riferimento sarebbe al presidente della sezione trapanese del Misure di prevenzione, Piero Grillo, il cui nome, però, è associato a un obiettivo mancato: Walter Virga, amministratore scelto da Saguto per i beni del gruppo Rappa, sperava di essere nominato dal Tribunale di Trapani nella procedura Valtur. L’unica certezza è che il collegio trapanese non scelse Virga jr.

Nei i giorni in cui veniva registrata la conversazione fra Saguto e Provenzano c’era in ballo la nomina del nuovo presidente della sezione Misure di prevenzione nissena, che Tona però non sarebbe andato a ricoprire. Nell’attesa del “triangolone” Provenzano aveva in mente di fare lavorare il figlio del presidente, Francesco, come coadiutore di due avvocati di Caltanissetta. “lo stesso… per Mariangela”, che altri non era che Mariangela Pantò, allora fidanzata di uno dei figli di Saguto. Entrambi avevano fatto il corso per diventare amministratori giudiziari.

È di loro che Provenzano, secondo l’accusa, il 27 agosto 2015 parlava con Giovanbattista Tona mentre si trovava a casa Saguto: “Un bacio ti manda la Saguto, un bacio”, diceva Provenzano al giudice nisseno, spiegando che ci sono “due avvocati molto bravi di qua che hanno fatto il coso questo di amministratore”. Provenzano aveva “l’idea di operare a Caltanissetta con una bella squadra di tre quattro avvocati… poi te ne voglio parlare, ci vediamo un attimo tutti e tre e vediamo di capire come operare su questo versante”. Queste frasi farebbero il paio con quella in cui Provenzano sembrava essersi impegnato con Saguto per “concretizzare” la prospettiva di lavoro a Caltanissetta per Francesco Caramma e Mariangela Pantò.

Il 28 agosto 2015 il piano sembrava avere fatto passi in avanti: “… io con Giovbanbattista ho fatto un discorso chiaro – diceva Provenznao a Saguto – noi mettiamo… con Giovanbattista ogni giorno ci sentiamo… se è vero che dobbiamo fare sta cosa, io con Giovanbattista… questa cosa di Caltanissetta… siccome Grillo lo faccio venire di pomeriggio.. perché c’è Valtur che incooming”. Il 9 settembre i finanzieri della Polizia tributaria fecero irruzione con un mandato di perquisizione negli uffici di Saguto al Palazzo di giustizia di Palermo. Fu la fine della “prospettiva del triangolone”

 

 


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