Sequestrati beni a imprenditore |vicino al clan La Rocca - Live Sicilia

Sequestrati beni a imprenditore |vicino al clan La Rocca

La Direzione investigativa antimafia  ha sequestrato beni a Giuseppe Faro, imprenditore di Palagonia ritenuto dagli inquirenti vicino al clan La Rocca, affiliato alla cosca Santapaola. La Dia ha posto i sigilli a diverse aziende, fabbricati, terreni e autoveicoli. Sequestrati conti correnti e quote societarie.

Sequestro Dia

CATANIA – 7 milioni di euro è il valore del sequestro eseguito dalla Direzione Investigativa Antimafia di Catania. A finire nella rete della Dia Giuseppe Faro, 56 anni, di Palagonia, noto imprenditore a capo di imprese operanti nel settore dell’edilizia e del movimento terra nella cui disponibilità sono risultate essere due cave estrattive ubicate nel territorio di Palagonia e Licodia Eubea. L’ingente patrimonio finito nel mirino del Centro Dia di Catania diretto da Angelo Bellomo è costituito da quote societarie, aziende, numerosi terreni e fabbricati, autoveicoli e disponibilità bancarie e postali.

Sequestro della Dia

Giuseppe Faro, pregiudicato, ha precedenti per rapina e estorsione, reati per cui è stato condannato. Nel secondo caso, Faro era uno degli indagati dell’operazione di polizia “Calatino”, scattata proprio da indagini della Dia. Il processo si è concluso con una sentenza di tre anni di carcere per estorsione aggravata dal concorso esterno in associazione mafiosa. Dall’inchiesta è emersa la vicinanza di Faro al clan mafioso diretto da Francesco La Rocca, affiliato alla famiglia mafiosa dei Santapaola.

Il nome di Giuseppe Faro compare anche in una conversazione ambientale intercettata nell’ambito dell’inchiesta Iblis,  nell’ambito della quale però l’imprenditore non è colpito da alcun provvedimento. Dall’intercettazione si è riesciuto a ricostruire come l’imprenditore di Palagonia era un uomo di fiducia di Vincenzo Aiello, all’epoca capo della cosca di “Cosa Nostra”, grazie a Faro infatti il Boss riusciva a aggiudicarsi diverse gare di appalto.

Sequestro Dia

In attesa, però, di riscontro e verifiche delle indagini la procura ha delegato alla Dia  indagini economico-patrimoniali atte a verificare la capacità reddituale di Lo Faro e della sua famiglia. L’attività che ha riguardato l’arco temporale tra il 1992 e il 2011 ha permesso di accertare forti profili sperequativi tra i redditi dichiarati ed il patrimonio posseduto. Secondo la Dia l’accumulazione di questo patrimonio è direttamente collegato all’organico e prolungato rapporto di Faro e i vertici delle famiglie mafiose di Catania e Caltagirone. Ipotesi che è stata condivisa dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania e accolta dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania che ha emesso il provvedimento di sequestro.

Faro, secondo quanto emerge dalla indagini della Dia, dopo l’arresto nel 2001 invece che occuparsi direttamente delle sue società ha preferito delegare moglie e figli. Il patrimonio di famiglia in poco tempo si è incrementato tanto che è stato investito nell’acquisto di  quote societarie, di imprese, di immobili e autoveicoli. 7 milioni di euro di beni a cui la Dia ha posto i sigilli.

 


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