"Si diede fuoco dopo il sequestro"| No all'archiviazione del processo - Live Sicilia

“Si diede fuoco dopo il sequestro”| No all’archiviazione del processo

Noureddine Adnane

Si diede fuoco per evitare il sequestro della sua merce. Il giovane marocchino Nourredine Adnane morì a soli 27 anni. Adesso a distanza di due anni i legali si oppongono all’archiviazione del caso

il caso di noureddine adnane
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PALERMO – Si era dato fuoco per protestare contro il sequestro della sua merce. Noureddine Adnane, venditore ambulante marocchino morì a soli 27 anni. Una storia di paura e di esasperazione quella che sta dietro i fatti  che risalgono al febbraio del 2011, quando il giovane marocchino, che vendeva giocattoli in via Ernesto Basile nei pressi della cittadella universitaria, a seguito dell’ennesimo sequestro da parte della Polizia Municipale decise di cospargersi il corpo con del liquido infiammabile trasformandosi in una torcia umana. Ad assistere alla scena numerosi testimoni ed alcuni agenti della municipale che, nonostante i tentativi di soccorso, rimasero impotenti davanti alla morte.

All’epoca dei fatti la procura di Palermo aveva aperto un fascicolo d’inchiesta, contro ignoti, per l’ipotesi del reato di tentata istigazione al suicidio. Oggi a distanza di due anni il Pm Maurizio Agnello ha formulato richiesta di archiviazione del caso escludendo la rilevanza penale del fatto. Archiviazione alla quale si oppongono gli avvocati Daniele Papa e Giorgio Bisagna che, in rappresentanza della Cgil Palermo e delle associazioni “CISS – Cooperazione Internazionale Sud Sud” e “ Arci Sicilia, al contrario ritengono opportuno che la magistratura accerti eventuali abusi commessi da parte di alcuni agenti del corpo di Polizia Municipale del Comune di Palermo ai danni dei commercianti ambulanti stranieri.

In occasione della morte di Nourredine, numerosi venditori ambulanti stranieri avrebbero denunciato,infatti, a diversi organi di stampa di essere vittime di continue violenze ingiustificate da parte della polizia municipale che – a detta dei cittadini extracomunitari- utilizzerebbero anche le maniere forti. Ed è proprio alla luce delle dichiarazioni rilasciate alla stampa che gli avvocati Papa e Bisagna hanno deciso di opporsi all’archiviazione del caso chiedendo al Giudice delle indagini preliminari di ordinare al Pm la disposizione di ulteriori indagini, in particolare l’identificazione degli agenti del Corpo di Polizia Municipale del Comune di Palermo indicati come i protagonisti degli episodi di violenza e degli abusi ai danni dei venditori ambulanti, indagini che ad oggi , infatti, non sono state effettuate.


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